Il corridore della Bahrain Victorious, Damiano Caruso, nel corso di un’intervista concessa ad ‘Extratime – Radio Rai 1’, ha commentato lo splendido secondo posto ottenuto all’ultimo Giro d’Italia: “E’ un po’ difficile pensare che a 34 anni si possa diventare dall’oggi al domani capitano e stravolgere tutto quello che è stato fino adesso, però è anche vero che ora abbiamo la consapevolezza, mia personale e anche del Team, che Caruso può dire la sua, se messo nelle giuste condizioni. E’ anche un po’ presto per fare programmi, però quando sarà il momento penseremo a partire con una doppia punta. Non puntare esclusivamente sul singolo, ma avere due carte da giocare, lasciando una finestra aperta senza precluderla già alla vigilia. Il 2015 è stato l’unico anno in cui ho potuto correre da capitano. Da lì in poi, forse, mi sono un po’ accontentato. Non avendo un Palmares da grande campione mi sono un po’ rassegnato pensando che il mio ruolo più adeguato al ciclismo di oggi fosse quello del gregario. Ruolo che comunque ho svolto molto egregiamente. in questi anni quindi Adesso ho solo vissuto una nuova esperienza che mi sono goduto fino alla fine”.
Caruso ha parlato anche degli imminenti Giochi Olimpici di Tokyo: “Le aspettative chiaramente sono alte, però bisogna sempre rimanere con i piedi per terra perché a Tokyo ci saranno gli atleti più forti del mondo. L’unica cosa che posso fare è quella che sempre fatto: lavorare con dedizione e impegno e farmi trovare al meglio delle mie capacità per l’appuntamento. Un tempo il gregario era l’emblema della fatica! Un’immagine che è cambiata negli corso degli anni. Credo che gli appassionati e la gente in generale abbiano capito l’importanza del gregario e della squadra. E quindi il lavoro del gregario comincia ad essere più valorizzato e più apprezzato. Non si racconto più la sola storia di chi vince, ma anche quella della squadra e dei singoli elementi che portano il capitano a vincere”.
“Io posso raccontare la mia esperienza: per essere all’altezza, nei mesi prima della gara, devo ragionare e pensare come un capitano. Per essere con lui nelle fasi salienti della gara devo fare tutto quello che serve a farmi trovare pronto e quindi la maniera di ragionare è come quella di un capitano. Solo che il capitano ha poi il compito e la responsabilità di concretizzare il lavoro di tutti, mentre il gregario terminato il suo lavoro può ‘tranquillamente’ andare verso l’arrivo”, ha concluso il ciclista siciliano.