La carriera di Marco Pantani è costellata di pietre miliari, date che hanno segnato nel bene e nel male la carriera e la vita di uno dei più grandi sportivi della storia recente dello sport italiano. Sono infatti pochissimi gli atleti che sono stati in grado di trascendere la propria disciplina e forse addirittura lo sport in senso assoluto, ma il “Pirata” di Cesenatico c’è riuscito stando a vedere l’affetto che ancora oggi dimostrano migliaia di tifosi e appassionati.
Nel trionfo al Giro d’Italia 1998, a cui poche settimane dopo seguirà la leggendaria doppietta con il Tour, la data del 4 giugno assume una rilevanza fondamentale. Si tratta infatti del giorno della diciannovesima tappa, lunga 243 chilometri da Cavalese a Plan di Montecampione: nel finale si scala una salita di 19 chilometri che è teatro del gran duello finale tra Marco Pantani e Pavel Tonkov, vincitore del Giro 1996 e secondo nel 1997.
Alla partenza da Cavalese Pantani è già in maglia rosa, conquistata due giorni prima a Selva di Val Gardena dopo la crisi dello svizzero Zulle. Tonkov però è a soli 27″ e ventiquattr’ore prima si è imposto sull’Alpe di Pampeago precedendo proprio il Pirata. A due giorni dalla cronometro di Lugano, è l’ultimo vero scontro in salita tra i due. Nonostante la rosa sulle spalle, Pantani vuole attaccare come ha fatto per tutte e tre le settimane di corsa: il romagnolo pensa di aver bisogno di un vantaggio maggiore prima della cronometro dove le caratteristiche di passista di Tonkov potrebbero avvantaggiare il russo.
Mancano 12 km al traguardo quando Pantani scatta sotto il sole e il caldo di inizio giugno e Tonkov è l’unico a portarsi con apparente facilità alla sua ruota. I due staccano tutti e fanno il vuoto (Guerini arriverà terzo ad oltre tre minuti quel giorno, ndr), salendo tornante dopo tornante ad una velocità folle. Ogni tanto Pantani guarda alle sue spalle, ma gli si presenta sempre la stessa immagine: una sfinge in maglia Mapei che non perde un centimetro. Passano i chilometri e la lotta diventa anche di nervi, come racconterà più tardi lo stesso Pantani: “Ho pensato che non avevo più la maglia rosa, che dovevo conquistarmela. Mi sono detto: vai Marco, o salti tu o salta lui.”
E a meno di tre chilometri dall’arrivo, lo stoico Tonkov salta. L’ennesimo allungo di Pantani produce gli effetti sperati: Marco vola e arriva sul traguardo a braccia alzate, precedendo il rivale di 57″ a cui se ne aggiungono 4″ dovuti agli abbuoni. E’ il punto esclamativo di tre settimane meravigliose, la cronometro non cambierà le gerarchie e anzi Pantani coglierà un grandioso terzo posto in quel di Lugano precedendo anche lo stesso Tonkov.