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Tra pochi giorni ricorrerà il quindicesimo anniversario dell’addio al ciclismo di Mario Cipollini, che il 7 maggio 2005 appendeva ufficialmente la bicicletta al chiodo e lo faceva in modo non convenzionale come molte altri aspetti che hanno caratterizzato oltre quindici anni di carriera professionistica. Il “Re Leone” infatti percorse i 1150 metri del cronoprologo di Reggio Calabria, prima tappa del Giro d’Italia 2005, tra due ali di folla festanti. Body interamente rosa così come la bicicletta, il toscano ha così chiuso una carriera da protagonista assoluto.
Il suo anno d’oro il 2002, quando prima di diventare campione del mondo a Zolder conquistò anche la Milano-Sanremo e ben sei tappe della Corsa Rosa di quell’anno. Ancora oggi Cipollini detiene il record assoluto di 42 tappe vinte al Giro. Poi negli ultimi anni l’ascesa di un rivale più giovane come Alessandro Petacchi lo relegò ad un ruolo di secondo piano tra i velocisti, fino all’inevitabile fine della carriera.
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In realtà Cipollini provò un clamoroso ritorno: nel 2008 infatti si accordò con la Rock Racing, squadra statunitense, riuscendo anche a chiudere al terzo posto una tappa del Tour of California alle spalle di rivali di prim’ordine come Tom Boonen ed Heinrich Haussler. L’esperienza durò però soltanto poche settimane, prima del ritiro stavolta definitivo. Campione, vincente, ma anche anti-conformista e pronto a dire la sua anche a costo di non risultare simpatico a tutti. Una figura sicuramente di grande personalità , come forse sono mancate al ciclismo italiano negli ultimi anni tranne qualche bella eccezione.
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