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L’angolo del ricordo di oggi ci riporta ad una delle edizioni recenti più incerte e combattute nella storia del Giro d’Italia, ovvero sia quella del 2016 che si concluse con la vittoria di Vincenzo Nibali davanti ad Esteban Chaves ed Alejandro Valverde. I primi tre della classifica generale finale chiusero i 3463,1 chilometri racchiusi in appena un minuto e diciassette secondi, a dimostrazione del grande equilibrio delle tre settimane di corsa.
Quel Giro però sarebbe potuto andare molto diversamente, anche se come si suol dire “con i se e con i ma non si fa la storia”. L’olandese Steven Kruijswijk infatti chiuse la Corsa Rosa al quarto posto, a meno di due minuti dallo Squalo dello Stretto. Fino a pochi giorni della conclusione a Torino però il passista-scalatore della Lotto-Jumbo si trovava in maglia rosa, ostentando una condizione invidiabile ed una sicurezza davvero convincenti.
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Kruijswijk aveva conquistato la rosa a Corvara e aveva guadagnato sensibilmente vantaggio nella cronoscalata del giorno successivo all’Alpe di Siusi. Alla partenza della diciannovesima tappa, la Pinerolo-Risoul di 162 chilometri, l’olandese si presenta con tre minuti su Chaves e Valverde mentre Nibali paga quasi cinque minuti dal leader della generale. Il 27 maggio però cambia tutto: prima della salita finale verso Risoul c’è la scalata al Colle dell’Agnello, Cima Coppi del Giro 2016 con i suoi 2744 metri di altitudine. Una di quelle salite epiche, dove i corridori salgono tra due muri di neve a bordo strada. Nibali attacca e rimane da solo insieme a Chaves e Kruijswijk, mentre Valverde perde contatto dal trio di testa.
Il momento determinante però non arriva in salita, bensì all’inizio della lunga discesa del Colle dell’Agnello. Kruijswijk infatti sbaglia traiettoria e perde il controllo della bicicletta, andando ad impattare contro la neve a bordo strada per poi cadere rovinosamente a terra. L’olandese si rialza prontamente ed in apparenza senza riportare conseguenze, ma in realtà riporterà la frattura di una costola. Inoltre le condizioni difficili di corsa non permettono all’ammiraglia della squadra di soccorrere subito il proprio capitano, che ha anche dei problemi meccanici.
Nel frattempo la corsa non si ferma, anzi: Nibali trova sulla sua strada uno straordinario Michele Scarponi, andato in fuga proprio per dare manforte al proprio capitano lungo la vallata che dal Colle dell’Agnello porta alla salita finale. Kruijswijk nel frattempo perde terreno progressivamente e sull’ultima salita Nibali scatta staccando tutti ed andando a vincere in solitaria con oltre cinquanta secondi su Nieve e Chaves: l’olandese arriva ad oltre cinque minuti dallo Squalo e perde la maglia rosa, sulle spalle di Chaves ora davanti a Nibali e proprio a Kruijswijk, sceso al terzo posto.
Il giorno dopo, nell’ultima tappa di montagna di Sant’Anna di Vinadio, Nibali staccherà Chaves andando a vincere il Giro d’Italia mentre Kruijswijk, probabilmente anche a causa dei postumi della caduta, perderà il podio finale a favore di Valverde. Non è facile dire quanto una caduta sia dovuta alla sfortuna oppure alla mancanza di lucidità del corridore in un momento di grande fatica, ma quel che è certo è che senza quell’incidente sul Colle dell’Agnello il Giro 2016 avrebbe potuto avere un finale ben diverso.
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