Volendo utilizzare una metafora romantica, possiamo dire che il 22 maggio di dieci anni fa aveva inizio la lunga storia d’amore tra Vincenzo Nibali e il Giro d’Italia. In quel giorno infatti lo “Squalo dello Stretto” vinceva in quel di Asolo la sua prima tappa nella Corsa Rosa, a cui seguiranno altre sei affermazioni fino ad oggi. Una storia bellissima e ancora in corso, con il siciliano che ad oggi conta due vittorie finali e altri quattro podi al Giro. Andiamo dunque a rivivere le emozioni di quel giorno.
Nell’edizione 2010 Nibali ricopre il ruolo di gregario di lusso per Ivan Basso, capitano designato della Liquigas. A complicare i piani della coppia ci sono diversi imprevisti nella prima metà del Giro: prima le cadute nella tappa del fango di Montalcino, poi soprattutto la maxi-fuga della tappa de L’Aquila in cui tanti nomi pericolosi guadagnano oltre dodici minuti. Tra questi lo spagnolo David Arroyo ed il giovane australiano Richie Porte, che inizia in maglia rosa la quattordicesima tappa da Ferrara ad Asolo.
Basso e Nibali sono quindi chiamati a recuperare nella terza ed ultima settimana, che si apre con una frazione insidiosa per la presenza del Monte Grappa. Si tratta di una salita lunga 18 km con pendenze costanti ed un dislivello di 1400 metri: si può fare la differenza. Fin dalle prime rampe Basso mette gli uomini della Liquigas a tirare, mettendo in difficoltà la maglia rosa che perde contatto. Gregario prezioso il polacco Sylwester Szmyd, che in salita scandisce un ritmo sostenibile per pochi. Con il passare dei chilometri il gruppetto si assottiglia sempre più e a sette chilometri dalla vetta del Monte Grappa arriva il primo attacco di Nibali.
A rispondere allo Squalo sono in un primo momento il compianto Michele Scarponi, Alexandre Vinokourov ed il campione del mondo Cadel Evans, oltre ovviamente a Basso che aveva esortato il siciliano ad allungare. Il kazako però non regge il ritmo di un ottimo Scarponi, così i migliori restano ben presto in quattro. Sulle ultime rampe della salita Basso martella con il suo ritmo costante, ma ad essere altrettanto decisiva è la lunga discesa in cui Nibali mette in mostra tutte le sue doti di guida della bicicletta. Complice l’asfalto bagnato, lo Squalo guadagna ad ogni curva metri su metri rispetto agli altri tre compagni di avventura.
Al termine della discesa restano altri 14 km di pianura, in cui Nibali tira a tutta e alle sue spalle Evans e Scarponi guidano l’inseguimento mentre Basso ha il vantaggio di poter stare a ruota e rifiatare. I due non riescono a ricucire il gap e così Nibali trionfa a braccia alzate in quel di Asolo per la prima vittoria di tappa in carriera al Giro. Basso chiude la doppietta Liquigas a 23″ anticipando proprio Scarponi ed Evans. Inizia così la rimonta del varesino, che il giorno dopo vincerà sullo Zoncolan.
La maglia rosa passa a David Arroyo, che resisterà fino alla tappa del Mortirolo e dell’Aprica, dove Basso strapperà il simbolo del primato allo spagnolo andandosi a involare verso il suo secondo Giro d’Italia. Il tutto con il fondamentale contributo di Nibali, che chiuderà la corsa al terzo posto: è il primo grande risultato dello Squalo, che qualche mese dopo esploderà definitivamente con la vittoria della Vuelta di Spagna 2010.