Nel panorama del ciclismo internazionale tra gli anni ’80 e ’90, uno dei corridori più completi ed eclettici è stato indubbiamente Gianni Bugno. Competitivo sia nelle Classiche di un giorno che nelle grandi corse a tappe, il brianzolo d’adozione vive nel 1990 l’anno della sua vera esplosione ad alti livelli: a 26 anni vince prima la Milano-Sanremo e poi si presenta al via del Giro d’Italia con ambizioni di alta classifica.
Il 18 maggio 1990 la Corsa Rosa scatta da Bari con una cronometro individuale di 13 chilometri per le vie della città pugliese, che da lì a poche settimane avrebbe ospitato anche cinque partite del Mondiale di calcio. Bugno ha dalla sua come detto la capacità di essere competitivo su ogni percorso e soprattutto si rivela un grande corridore per le tappe a cronometro.
Sulle strade di Bari Bugno parte alla grandissima, facendo registrare il miglior tempo fin dagli intermedi e andando a vincere la tappa con il tempo di 15’19” superando di tre secondi il francese Thierry Marie e di 9″ il polacco Lech Piasecki. Da quel pomeriggio barese inizia il dominio in rosa di Bugno, che manterrà la testa della classifica generale dalla prima all’ultima tappa senza alcuna interruzione: una vera e propria impresa, riuscita nella storia del Giro soltanto a Costante Girardengo nel 1919, Alfredo Binda nel 1927 ed Eddy Merckx nel 1973.
Bugno allungherà in classifica con la vittoria nella settima tappa a Vallombrosa ma soprattutto sfruttando i tanti chilometri a cronometro. Alla decima tappa chiude al secondo posto la crono di Cuneo lunga ben 68 chilometri e si ritrova con oltre quattro minuti sui più diretti inseguitori in classifica. Poi gestisce, arrivando insieme a Mottet in vetta al Pordoi senza mai far avvicinare il francese che si dovrà accontentare del secondo posto. Il sigillo finale arriva alla penultima tappa, con la vittoria nella cronometro di Sacro Monte di Varese dove infligge al transalpino oltre due minuti.
Il giorno dopo è passerella finale a Milano, con Cipollini che vince la volata e Bugno che chiude il suo dominio con 6’33” su Charly Mottet e 9’01” su Marco Giovannetti. A chiudere il 1990 d’oro di Bugno arriverà il terzo posto al Mondiale in Giappone, ma Gianni si rifarà con gli interessi andando a vincere il titolo iridato della prova in linea sia nel 1991 che nel 1992. Un corridore straordinario e completo, che in quei due anni conquisterà anche il podio del Tour de France arrendendosi solo allo strapotere di Miguel Indurain.