Prosegue l’appuntamento con l’angolo del ricordo anche per il ciclismo, sconvolto e fermato come tutti gli altri sport dall’emergenza Coronavirus. In particolare gli appassionati italiani sperano in un recupero del Giro d’Italia, che tante emozioni ha fatto vivere nel corso degli anni a milioni di persone. Una delle imprese rimaste maggiormente nell’immaginario collettivo nel passato molto recente porta il nome di Vincenzo Nibali.
Parliamo del Giro d’Italia 2013, prima edizione della Corsa Rosa vinta dallo Squalo dello Stretto che l’anno dopo avrebbe vinto anche il Tour chiudendo il cerchio della Tripla Corona insieme alla Vuelta 2010. Un’edizione molto condizionata da un’eccezionale ondata di maltempo, con nevicate che avevano addirittura costretto gli organizzatori prima a “dimezzare” la scalata al Galibier e poi a modificare una tappa e annullare la diciannovesima che sarebbe dovuta arrivare in Val Martello dopo Gavia e Stelvio.
Non fa eccezione la ventesima e penultima tappa, da Silandro alle Tre Cime di Lavaredo, che regala emozioni da ciclismo epico ormai appartenente ad altri tempi. Nibali è già in maglia rosa con oltre quattro minuti di margine su Cadel Evans dopo la vittoria nella cronoscalata di Polsa. Il siciliano però vuole lasciare un segno indelebile, senza limitarsi a gestire per poi festeggiare l’indomani sul traguardo di Brescia. Gli ultimi chilometri verso le Tre Cime di Lavaredo (Cima Coppi dopo l’annullamento di Gavia e Stelvio) sono durissimi e vengono resi quasi impossibili da una vera e propria tormenta di neve.
Nibali scatta e lascia sul posto gli avversari, senza fare il vuoto ma mettendo in croce tutti i rivali. Alle sue spalle provano a tener duro Bentancur e Uran, con Evans che negli ultimi metri va in crisi e perde le seconda posizione salvando comunque il podio. Molto combattivo anche il compianto Michele Scarponi, che chiuderà quel Giro al quarto posto finale. Alla fine però tutti gli occhi sono per Nibali, che percorre le ultime centinaia di metri sotto una fitta nevicata dalla quale si intravede la maglia rosa. Un’immagine d’altri tempi, in una giornata che eleva tutti i corridori a eroi della fatica.