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La storia del Giro d’Italia vive di campioni e di storie fantastiche, che però non esisterebbero senza le grandi salite della Corsa Rosa. Nel nuovo millennio, al già ampio patrimonio di montagne del nostro ciclismo si è aggiunto con fragore il Monte Zoncolan, che in pochissimi anni si è conquistato un posto davvero speciale nel cuore di milioni di appassionati. Pendenze mostruose e senza tregua, scene di enorme sofferenza nel volto e sulle gambe dei corridori che non possono scattare sulle pendici del “Kaiser” della Carnia. Un’ascesa che in Europa non conosce paragoni nel ciclismo internazionale, forse solo l’Angliru in Spagna può vantare pendenze simili in rapporto alla lunghezza: anche il mitico Mortirolo non regge il confronto puramente numerico. Andiamo dunque a rivivere l’esordio assoluto dello Zoncolan al Giro d’Italia 2003, una tappa per diverse ragioni davvero storica soprattutto rivedendola a distanza di anni.
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Il 22 maggio 2003 va in scena la dodicesima tappa, lunga 185 km da San Donà di Piave al Monte Zoncolan. La salita finale si affronta dal versante di Sutrio, che poi ad oggi non è più stato proposto passando a quello ben più duro di Ovaro. I primi dieci chilometri sono “normali”, ma gli ultimi 3500 metri sono durissimi: pendenza media del 13% e punte che addirittura arrivano al 27%. In maglia rosa prima di questa attesissima tappa c’è già Gilberto Simoni, con appena due secondi di margine su Stefano Garzelli. Nell’ultimo tratto la corsa si infiamma tra gli uomini di classifica e Simoni attacca in prima persona. Alle sue spalle provano a resistere Garzelli e Francesco Casagrande, ma la vera notizia di quel giorno è lo “squillo” di Marco Pantani. Il Pirata, dopo i fatti controversi di Madonna di Campiglio nel 1999, torna a ruggire al Giro d’Italia e lo fa in bello stile su una salita inedita: nessuno può immaginare il tragico epilogo con la morte di Pantani pochi mesi dopo, Marco combatte come un leone come se quasi già sapesse che quello Zoncolan sarebbe diventato qualcosa di davvero speciale.
Ad un certo punto lo scalatore di Cesenatico sembra addirittura essere il primo inseguitore di Simoni, ma nel finale cede qualcosa e chiude la tappa al quinto posto. Simoni trionfa in rosa sullo Zoncolan davanti a Garzelli e Casagrande, con un giovane Yaroslav Popovych in quarta posizione. Pantani rientra in corsa per un piazzamento importante in classifica generale ma pochi giorni dopo cade nella discesa del Sampeyre insieme a Garzelli: il Pirata chiuderà il suo ultimo Giro d’Italia al quattordicesimo posto finale, mentre Garzelli riuscirà a mantenere il secondo posto ma ad oltre sette minuti dal dominatore Simoni.
Nel corso degli anni lo Zoncolan è tornato protagonista in altre cinque occasioni, sempre dall’altro versante ancor più iconico: 2007, 2010, 2011, 2014 e 2018 gli anni del “mostro”. Simoni conquistò il bis nel 2007 guadagnandosi il titolo di “padrone” dello Zoncolan, mentre il 2010 è ricordato per la vittoria di Ivan Basso. Infine nel 2018 a trionfare sulla vetta friulana è stato un grandissimo come Chris Froome.
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