Il trittico delle Ardenne si apre nel segno di Wout Van Aert, che per la prima volta in carriera fa sua l’Amstel Gold Race. Un’edizione molto particolare della classica olandese, interamente in circuito per esigenze sanitarie legate alla pandemia. Non sono però mancati Bemelerberg e Cauberg, punti focali dell’Amstel come ogni anno e rampa di lancio ideale per i favoriti della vigilia. Come pochi giorni fa alla Freccia del Brabante, si ripropone il duello rusticano tra Van Aert e Thomas Pidcock.
AMSTEL GOLD RACE: L’ORDINE DI ARRIVO
Se in Belgio era stato il britannico a sorprendere tutti imponendosi nello sprint ristretto, ecco che in Olanda Van Aert torna a dettare legge ma lo fa nel modo più rocambolesco possibile. Servono infatti diversi minuti per dirimere la questione del fotofinish, che per questione di millimetri premia il corridore della Jumbo-Visma a discapito di quello della Ineos Grenadiers. Nel ciclismo non esiste la vittoria ad ex-aequo, ma oggi entrambi avrebbero meritato il successo. Con loro anche Maximilian Schachmann, il solo a tenere il ritmo di Van Aert e Pidcock negli ultimi chilometri.
Alle loro spalle il plotoncino dei “beffati”, regolati da un redivivo Michael Matthews che finora in questa campagna del Nord aveva combinato ben poco. L’australiano precede Julian Alaphilippe, uno dei pochissimi eletti per cui un quinto posto può essere considerato come un risultato deludente. Sarà interessante capire se il transalpino riuscirà a ritrovare il colpo di pedale migliore per cercare il bersaglio grosso alla Freccia Vallone (già vinta nel 2018 e nel 2019) e la prima affermazione in carriera alla Liegi-Bastogne-Liegi. Ben altra valenza ha invece il sesto posto di “Don” Alejandro Valverde, che domenica prossima alla Liegi festeggerà il 41° compleanno e non sembra voler smettere di stupire. Lo spagnolo proverà a sognare anche sul Muro di Huy, essendo il recordman di vittorie alla Freccia Vallone con cinque successi.
Alle spalle di tutti questi campioni c’è però anche un sorriso in chiave Italia. Lo regala Kristian Sbaragli, che conquista un settimo posto di tutto rispetto confermando di essere qualcosa di più di un “semplice” velocista e probabilmente di non aver mai espresso appieno quello che potrebbe essere il potenziale del toscano classe 1990. In una giornata non semplice per Trentin e Colbrelli (generoso ma senza il giusto spunto nel finale), Sbaragli firma un piazzamento importante che fa ben sperare per il futuro.