Santi Gimenez è un nuovo calciatore del Milan: la storia dell’attaccante messicano e la contraddizione ora che veste rossonero
La voglia di calcio e di far gol lo ha reso protagonista di scelte non facili e gli ha permesso di superare momenti difficili, cruciali per capire se poter continuare o no a vivere il suo sogno di calciatore. Santi Gimenez è nato a Buenos Aires, ma ha scelto il Messico che è il Paese dove è cresciuto dall’età di tre anni.
Valori forti, consolidati da un senso profondo di religiosità – patrimonio di famiglia – Santiago sa cosa sia la riconoscenza e dà valore ai percorsi della vita. Crescere in Messico per lui ha significato qualcosa da non mettere da parte per la sola prospettiva di mettere la maglia dell’Argentina e, per dirne una, giocare con Lionel Messi che avrebbe significato anche poter diventare una delle punte capaci di scrivere la storia della Seleccion. Gimenez ha scelto il Messico punto e basta. “Amo Leo, ma preferisco giocargli contro“.
Così come, volendo farsi accompagnare da un soprannome che non gli ingombrasse il cammino, “Chaquito” se lo è preso pure come figlio del “Chaqo”, papà Christian Eduardo: ma non per chissà quale rapporto complesso, solo per poter dire a se stesso “fin qui ho camminato grazie alle mie qualità”. Più congeniale “Bebote”, ragazzone, il nomignolo che si porta dietro da bambino con il fisico da adulto. Quel soprannome che all’inizio lo spinse verso il rugby salvo poi essere attratto dall’idea di far gol e gol e gol.
Gimenez vede l’Italia e il Milan dal Feyenoord, così come il connazionale Lozano ha visto e trovato il Napoli dal Psv: gli olandesi lo presero dal Cruz Azul per sei milioni e ora possono mettere in cassa una plusvalenza super. Ha forza fisica, sa inserirsi, è abile anche nella progressione chi lo gestiva prima che arrivasse Rafaela Pimenta lo ha paragonato un po’ a Pippo Inzaghi e un po’ a Kakà… Somiglianze che rendono il Milan un approdo ideale. E la trattativa, finalmente chiusa, non è stata scalfita dall’uscita anticipata dal campo nell’ultimo match di Champions: infortunio sì, ma gestibile.
Santiago Gimenez, il ‘santo’ che deve fare gol per il Diavolo
Ad aprile compirà 25 anni, ha iniziato la strada da professionista a 18: tra Cruz Azul e Messico, 209 partite e 86 gol che diventano 90 aggiungendo le 32 gare con la maglia del Messico.
La religione riempie la vita di Gimenez e spesso sui suoi social compaiono passi della Bibbia che accompagnano le sue giornate. La fede lo ha aiutato tanto quando la trombosi ad una vena della clavicola gli stava per far chiudere la carriera. Testa bassa ha atteso, ha lottato ed è ripartito. Fino ad approdare in Europa: chi lo etichettava come un altro dei talenti messicani accalappiati dalla sindrome del Jamaicon (una sorta di saudade di casa mista ad assenza di ambizione feroce) ha dovuto ricredersi e tanto.
Ultima curiosità: l’amore per i videogiochi lo ha fatto innamorare di Fer Serrano, la sua ragazza. Dopo ore di Call of Duty giocando on line è scoccata la scintilla. E Santi ha fatto gol un’altra volta, stavolta nella rete del cuore. Il Milan lo aspetta e lui vuole tenersi addosso il rosso ma sostituire il bianco Feyenoord con il nero del Diavolo. L’unico Diavolo da cui farsi ammaliare per un ragazzo votato alla religione come lui.