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Non bastano i numeri e le statistiche per descrivere la carriera di Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese è stato infatti molto più che un attaccante, un fantastico attaccante da 573 gol in 988 partite, visto ciò che ha rappresentato e ciò che ha lasciato nel corso di questi anni. Basta guardare le reazioni all’annuncio del suo ritiro dal calcio giocato, in occasione di Milan-Verona, per farsi un’idea di cosa è stato Zlatan Ibrahimovic e quanto mancherà a questo sport.
Il commento più gettonato è “Non è Zlatan che si ritira dal calcio, ma è il calcio che si ritira da Zlatan“. E per quanto questa sorta di esaltazione, quasi di comparazione a un Dio, sia scivolata un po’ nella retorica con il passare del tempo, la verità è che Ibrahimovic è stato davvero una sorta di divinità per il calcio, venerato ovunque andasse e qualsiasi cosa facesse. Si potrebbe stare a parlare a lungo di ciò che ha fatto in campo, del gol in rovesciata da fuori area contro l’Inghilterra a tante altre magie di tacco o al volo, così come anche di qualche comportamento sopra le righe che l’ha portato spesso ad essere espulso. Ma non ce n’è bisogno, semplicemente perché Zlatan è Zlatan e quello che ha rappresentato per il calcio va al di là di qualcosa di tangibile o di razionale.
In un’epoca dominata dal dualismo Messi-Ronaldo, Ibrahimovic è riuscito a elevarsi su un altro livello, mettendo sé stesso al centro del mondo senza curarsi del resto. Amato da tutti i tifosi che avevano il privilegio di vederlo vestire la maglia della loro squadra, e allo stesso tempo odiato da tutti i tifosi avversari che se lo ritrovavano contro la domenica. Perché Zlatan è questo: un personaggio divisivo, o lo si ama o lo si odia, o lo si venera per ciò che è stato capace di fare o lo si prende in giro per ciò che invece non è riuscito a fare (e la mente va subito alla Champions League che non è mai riuscito a vincere). La verità è che poco importa dato che in futuro, quando si parlerà di Zlatan, nessuno ricorderà i trofei che ha vinto o le squadre in cui ha militato. Tutti invece ricorderanno la superiorità di Ibrahimovic, un Dio sceso in terra per deliziare gli appassionati di calcio e regalare loro vent’anni di magie. Lunga vita a Gud (Dio, in svedese).
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