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“Mi definivano il bullo di viale Ungheria, dalla zona dove sono nato e cresciuto. Si pensa al bullo come uno spaccone, in realtà spesso difende i diritti dei più deboli. Con i giornalisti passavo da bullo, ma non era così. Per fortuna, nel mio passato non c’erano i social ed era un bene, ma non avevamo nemmeno i telefonini e questo non ci rendeva sempre disponibili. Cito spesso mio padre, con cui non ho avuto un rapporto facile. Non ci parlavamo, ma poi c’era sempre, è venuto a vedermi la prima volta da giocatore e poi da allenatore. Ora i miei figli, vi ricordate cosa é successo al Grande Fratello, mi accusano di non aver buoni rapporti con me. In realtà per loro ci sono sempre“. Così Walter Zenga, nel contesto della presentazione ufficiale del suo libero, ovvero ‘Ero l’Uomo Ragno. La vita, il calcio, l’amore”. L’ex portiere nonché simbolo dell’Inter ha parlato del suo passato, dell’epiteto ‘bullo’ spesso affibbiatogli e al presente, con citazione inevitabile ai suoi figli.
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