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“Ho sempre cercato la bellezza. È la cosa che mi piace di più, ma l’obiettivo è sempre quello di far migliorare e crescere i giocatori”. Zdenek Zeman, ha presentato al cinema Rouge et Noir di Palermo il suo libro ‘La bellezza non ha prezzo. L’autobiografia’, scritto con Andrea Di Caro – vicedirettore de La Gazzetta dello Sport – ed edito da Rizzoli. Ex allenatore di Lazio, Roma, Cagliari, Pescara e Foggia, il primo pensiero di Zeman è per Sinisa Mihajlovic, scomparso da pochi giorni e col quale era grande amico, e per Gianluca Vialli: “Con Mihajlovic avevamo un’amicizia particolare. Poi sono preoccupato per le condizioni di Vialli che nel calcio è un’altra figura molto importante”. Zeman rappresenta un’icona, anche in virtù delle sue numerose ‘denunce’: “Quando parlo vengono fuori sempre polemiche. Io in realtà cerco di aiutare il calcio e lo sport”. Con Palermo e il club rosanero un rapporto particolare: “Non sono qui per presentare il libro ma per vedere tanta gente che mi ha fatto crescere. Io sulla panchina rosanero? Zamparini l’ho sentito tre volte, ma poi ci ha ripensato. Pensavo che quest’anno potesse fare meglio del Bari, ma al momento non è stato così. Quello del Palermo è un percorso molto difficile anche perché penso che la squadra fosse abituata a Baldini che poi ha lasciato e forse loro si sono sentiti abbandonati all’inizio. Per Corini non era facile anche se nelle prime partite hanno fatto bene. Poi è arrivata la crisi. Brunori? Si sta comportando bene. L’anno scorso ha fatto un grandissimo campionato. Volevo seguirlo già a Pescara ma non si è fatto niente“. Zeman infine ha concluso parlando del suo futuro: “Io vorrei dare ancora qualcosa al calcio. Io me la sento, forse non se la sentono gli altri…Non so chi sia il nuovo Zeman, spero ci siano tanti che vorranno fare calcio propositivo, che non pensano solo ai punti ma anche a salvaguardare lo spettacolo”.
Ha poi preso la parola Andrea Di Caro: “È stato un piacere scrivere questo libro perché col mister ci conosciamo da tanto tempo. Da tantissimi anni insistevo per scriverlo, mi diceva ‘quando smetto di allenare’ e io gli dicevo ‘tu non smetti mai’. È un bel viaggio per ripercorrere la carriera e le parti che non si conoscono della sua vita. Questo libro è un manifesto dei valori sportivi e dell’uomo, di quello che ha fatto in cinquant’anni di carriera, con la bellezza che è il filo conduttore che lui ha inseguito tenacemente”, conclude il vicedirettore de La Gazzetta dello Sport.
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