L’ex calciatore Gianluca Vialli si è confidato in una lunga intervista al quotidiano “Repubblica“, raccontando la sua malattia ormai alle spalle, e commentando l’emergenza Coronavirus che ha colpito l’Italia e che sta danneggiando il mondo del calcio. “Lo dico sottovoce ma sono felice. A dicembre ho terminato diciassette mesi di chemioterapia ed ora sto bene. La mia malattia è stata un viaggio, un percorso di introspezione. Ovviamente ne avrei fatto volentieri a meno, però è successo e io l’ho presa come un’opportunità” rivela per telefono Vialli, che adesso è a Londra con la sua famiglia e vede soffrire da lontano la sua Lombardia “Mi sento in colpa per non essere lì. Penso a tutte le persone che stanno soffrendo, che hanno perso i propri cari e che non hanno potuto neppure celebrare i funerali. E’ una prova estrema che cambierà le vite di ognuno di noi. Purtroppo, quelle di qualcuno le ha già cambiate“.
Prima di parlare di calcio, l’ex attaccante azzurro ha voluto elogiare i medici e gli infermieri che lottano quotidianamente per sconfiggere il virus: “Sono i mestieri della vera empatia. Persone generose e dotate di un’incredibile forza fisica e psichica che entrano nella testa di chi soffre. Non dimentichiamolo quando tutto sarà finito“. Infine, Vialli si è espresso in merito al futuro del calcio, che non sarà lo stesso di prima: “Un errore da non commettere è agire in fretta. Dobbiamo avere fiducia nelle competenze di chi se ne intende e tornare in campo solo quando i medici e gli esperti daranno il via libera. Qualcuno per forza di cose ci rimetterà e sostenere i costi sarà molto difficile. Mi sembra interessante ciò che accade in Inghilterra, dove è stato creato un fondo di solidarietà alimentato dai guadagni dei calciatori: i fondi li distribuiscono loro direttamente alla sanità pubblica“.