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“La Var si avverte soprattutto quando non c’è. È indispensabile, garante di giustizia, però non deve alterare spirito e fluidità del gioco. Vogliamo interventi Var solo quando le immagini evidenziano un chiaro errore, non per ri-arbitrare le partite. Altrimenti meglio la decisione del campo”. Queste le parole di Roberto Rosetti, ex direttore di gara e capo degli arbitri Uefa, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport sul cambiamento di protocollo del Var per quanto riguarda il fuorigioco.
“Se per valutare un offside di pochissimi centimetri occorrono svariati minuti per posizionare le linee, ed esiste una difficoltà reale nel determinare se è fuorigioco, sempre meglio lasciare la decisione del campo – ha continuato Rosetti -. Il protocollo Ifab insiste su questo concetto: la decisione va cambiata solo se le immagini provano una chiara evidenza”.
“Il Var controlla tutto quello che riguarda i quattro casi del protocollo: gol, rigori, espulsioni ed errori di identità – ha poi commentato il capo degli arbitri Uefa -. Il silent check è un controllo ordinario che non si deve notare: da noi dura circa 16″ e non interferisce sulla gara. L’errore importante, chiaro, viene rilevato mediamente in 27 secondi e determina una review dell’arbitro. Se le interruzioni sono troppo lunghe, più di 3 minuti con 10/15 replay e 4/5 camere differenti, significa che non è un “clear and obvious mistake” ma interpretazione soggettiva che il Var non deve correggere”.
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