Calcio

Una Serie A in divenire. Alla sua scoperta con Eraclito

Juventus Milan - Finale Coppa Italia 2015/2016 - Foto Antonio Fraioli

I campioni indomabili della Juve, la rincorsa infinita e snervante di Napoli e Roma, le illusioni di Milan e Inter, la continua incertezza di Lazio e Fiorentina, la favola del Sassuolo e la scheggia impazzita Torino.

Se la vigilia e il percorso stesso della Serie A Tim 2016/2017 fosse oggetto di studi filosofici ci sarebbe tanto da scrivere e soprattutto molto da ipotizzare. Viaggiando un po’ con la fantasia, chi sembra aver già espresso la sua è il filosofo greco Eraclito, protagonista della scuola presocratica, tra gli esponenti della teoria del “Divenire”, che identifica la forma dell’”Essere” proprio nel “Divenire” poiché tutto scorre e ogni cosa è soggetta al tempo e alla sua relativa trasformazione. Così, in un campionato che presenta molti, forse troppi punti interrogativi e una sola certezza, la Juventus (forse), la teoria filosofica di Eraclito si posiziona in prima fila per svelare alcuni enigmi.

Partiamo dalla favoritissima. Con gli acquisti di Dani Alves, Benatia e Pjanic, fino al super colpo Higuain, la Juventus, nonostante le cessioni di Pogba e Morata, sembra aver costruito una corazzata invincibile in Italia. Un contenitore di esperienza, talento e fisicità pronto a dominare la Serie A e ad essere assoluta protagonista in Champions League. In un disegno architettato così minuziosamente, l’unica insidia può essere rappresentata da una falsa partenza e da una conseguente pressione ambientale e mediatica.

Il Napoli, ferito a sangue dalla partenza di Higuain, ricorda lo stato d’animo e la rabbia dei ribelli del villaggio della Scozia di William Wallace, oppressi dal padrone inglese. Troppo più attrezzato e senza scrupoli. Per opporsi alla Juve padrona incontrastata, la formazione partenopea si affida interamente al suo stratega, Maurizio Sarri. Con un mercato improntato interamente sui giovani talenti – da Milik a Zielinski e Rog fino ai prossimi probabili acquisti di Diawara e Maksimovic – l’interrogativo più grande verte sulla tenuta atletica e mentale della squadra, impegnata quest’anno anche in Champions League. Se i giovani acquistati si riveleranno una risorsa in più per questo Napoli fino ad essere dei potenziali titolari, Sarri non dovrà snaturare il suo gioco. Se così sarà, allora ci sarà da divertirsi, anche senza Higuain.

Capitolo Roma. Con la cessione di Pjanic e l’acquisto di tre difensori, Juan Jesus, Vermaelen e Bruno Peres, si sta delineando una squadra quadrata, improntata sull’intensità e sulla velocità. Il punto di domanda qui è rappresentato dalla condizione e dalla brillantezza di Edin Dzeko sottoporta. Se il bosniaco ritornerà il giocatore ammirato ai tempi del Manchester City, gli uomini di Spalletti potranno spingersi anche oltre il terzo posto.

Le milanesi. L’Inter, dopo le dimissioni di Mancini e l’arrivo dell’allenatore olandese Frank De Boer, assomiglia a un bambino appena salito su una bici senza rotelle. È felicissimo, non sta nella pelle, ed ha appena azionato la modalità “calcio totale scuola olandese”, senza accorgersi di ritrovarsi ancora senza un vero regista e con due mastini come Medel e Kondogbia a centrocampo. A Candreva e Banega il compito di illuminare, a De Boer quello di saper manovrare i freni della bicicletta per tempo. Può sorprendere, ma con umiltà e un pizzico di sfrontatezza.

Se l’Inter ha scelto inizialmente la bicicletta per attraversare il viale del campionato, il Milan come mezzo di locomozione ha individuato senza troppi affanni il triciclo, rimasto però ancora in garage in attesa dell’autorizzazione della mamma. In un mercato estivo segnato dal cambio di proprietà in società, ci si aspettava un centrocampista capace di dare ordine e intensità in mezzo al campo invece di due scommesse come Gustavo Gomez e Sosa. Bene l’acquisto di Lapadula e la permanenza di Bacca. Montella dovrà cercare di rimanere aggrappato in ogni modo alle prime cinque posizioni, in attesa del mercato di gennaio, per poi tentare il miracolo nella seconda parte di stagione.

Chiudono il cerchio Lazio e Fiorentina, due squadre che con i punti interrogativi ormai ci convivono da anni. L’ ambiente capitolino, dopo il caso Bielsa, sembra essersi rinchiuso in un limbo in attesa di un profetico salvatore. A Simone Inzaghi l’arduo compito di individuare una luce per uscire dall’oscura grotta. Come? Forse ripartendo dalle certezze Biglia e Parolo e provando a valorizzare un tridente, composto da Keita, Anderson e Immobile, che potrebbe spostare gli equilibri. La Viola, dal canto suo, è stata la squadra che ha cambiato meno di tutti, mantenendo i suoi pezzi pregiati. A Sousa l’onere di andare oltre le aspettative e di cercare la continuità smarrita nel girone di ritorno dell’anno scorso. Può dire la sua.

In questo calderone pronto ad esplodere, tra gli scritti forse troppo razionali di Eraclito, non abbiamo purtroppo rinvenuto commenti sulla favola del Sassuolo e su altre belle realtà. Tutto scorre, lunga vita alla Serie A del divenire, lunga vita alla Serie A che vuole sorprendere. Bentornata Serie A.

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