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La Supercoppa Italiana 2018 si è giocata nel 2019 e questo è un caso abbastanza unico, mentre raro – per così dire – è il fatto che l’abbia alzata al cielo la Juventus, almeno se circoscriviamo il discorso agli ultimi anni, nei quali i bianconeri si erano lasciati sfuggire tre delle ultime quattro edizioni. E’ comunque l’ottavo acuto in questa manifestazione, record fino a ora condiviso col Milan, fermo a quota sette dopo una partita generosa ma che mostra ancora una volta uno dei problemi di questa squadra, un nervosismo sopito ma pronto a venire alla ribalta al momento sbagliato.Â
STAGIONE A RISCHIO – Se la Juventus scende in campo sorniona, forse anche un po’ distratta e consapevole che con quel Cristiano Ronaldo lì in attacco prima o poi il gol arriva e quindi tanto vale far trascorrere il tempo, il Milan approccia alla prima finale stagionale con veemenza e consapevolezza di dover fare qualcosa in più dell’ordinario per poter conquistare un trofeo che di fatto poteva contribuire a salvare una stagione che rischia di essere tra le più negative di sempre: arrivare quarti in campionato sembra complicato, anche se i rossoneri sono pienamente in corsa, vincere la Coppa Italia è arduo visto che ai quarti arriva il Napoli e che comunque da quattro anni c’è un solo padrone (e il Diavolo ha perso due di queste finali), e dall’Europa League è già arrivata la fragorosa quanto inaspettata eliminazione. Insomma, se da una parte le cose vanno a gonfie vele, dall’altra la partita di oggi poteva realmente rappresentare – col senno del poi – un’oasi di soddisfazione.
DA CR7 A HIGUAIN – L’effetto CR7, però, entra in scena prepotente all’ora di gioco e il portoghese con un gol non proprio indimenticabile marchia questa partita come ha già fatto in una miriade di finali, svolgendo appieno il compito per il quale è stato prelevato dalla dirigenza bianconera: essere decisivo. In negativo, per il Milan – lo dicevamo – ha fatto la differenza un nervosismo costante che ha portato Kessie a lasciare i compagni in inferiorità numerica – non che prima si fosse avvertita più di tanto la presenza dell’ivoriano – per un’entrata poco assennata che Banti aveva voluto derubricare prima dell’intervento del Var, che però non ha alzato un sopracciglio in occasione del presunto rigore nel contatto Can-Conti. Restano tanti dubbi, come del resto sul caso ben più spinoso legato a Higuain. Il Pipita somatizza il malcontento in una febbre che lo porta a disertare foto e lista dei titolari. Gattuso lo manda comunque nella mischia una volta subito lo svantaggio e non ottiene in cambio granché: l’argentino, ormai al passo d’addio, staziona a centrocampo piuttosto che riempire l’area, litiga con l’amico Dybala invece di farsi vedere in zona gol, si infuria a fine partita quando ormai non c’è più nulla da fare per la coppa, che viene agguantata dalla squadra che detiene il suo cartellino in attesa degli sviluppi di mercato.
SPOT POSITIVO – In casa bianconera, però, non è tutto da salvare: il caldo di Gedda ha influito e va considerato, ma i ragazzi di Allegri hanno giocato eccessivamente sotto ritmo e non sono stati capaci di chiudere la partita nel finale con l’uomo in più ma anche troppo egoismo diffuso. Nel complesso, però, questa Supercoppa d’esportazione rappresenta uno spot positivo per il calcio italiano nel Medio Oriente e viceversa: lo stadio, bello, pieno e anche di donne al netto delle polemiche – sterili – degli scorsi giorni, il calore nei confronti del Bel Paese piacevole. Del resto, nei prossimi quattro anni si giocherà per altre due volte da queste parti, ed è bene abituarsi.