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“Lo sport nella sua storia ha sempre sfidato i potenti e i prepotenti ed è sempre stato uno strumento di diplomazia. Se da un lato può esserci la preoccupazione di andare a giocare in Paesi in cui i diritti umani non vengono pienamente rispettati, penso che dobbiamo cogliere l’opportunità di illuminare quei luoghi e contribuire all’alfabetizzazione civile. Lo sport, e il calcio in particolare, possono avere questa capacità”. Così il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, in occasione dell’evento ‘Sportabilità’ organizzato dall’I.I.S. Federico Caffè a Roma, rispondendo a una domanda degli studenti sull’opportunità di far giocare tornei di calcio nei Paesi arabi.
“Credo che da un lato abbiate ragione voi, dall’altro credo che dobbiamo raggiungere l’obiettivo di non isolare ma illuminare, velocizzare il cambiamento, stimolare la partecipazione e sensibilizzare. La Supercoppa italiana in Arabia Saudita non è solo la ricerca di un montepremi ma il contributo all’obiettivo della democrazia e dell’affermazione del rispetto in tutte le sue forme”, ha concluso il ministro, che ha poi rivelato: “Mio figlio di 13 anni mi ha chiesto ‘perché andiamo lì?’. Ho cercato di spiegarglielo e non è facile”.
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