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L’ex attaccante del Milan Andriy Schevchenko, durante l’intervista concessa in esclusiva a Dazn e disponibile da domani sulla piattaforma, ha raccontato alcuni degli episodi più significativi della sua incredibile carriera: “La notte di Champions League contro la Juventus. Era la prima finale che giocavo ed è stata la partita più importante della mia vita. Non dimenticherò mai quei 12/15 secondi in cui da metà campo sono andato verso il pallone per tirare l’ultimo rigore. In quel momento, in quei 12 secondi, ripensi a tutta la tua vita. Da quando da bambino avevi un sogno fino al momento in cui capisci che quel sogno si sta realizzando in quell’esatto momento. Nella testa hai già pensato a come devi tirare. Io ho guardato l’arbitro, la palla e Buffon. Ho sentito il fischio dell’arbitro e ho tirato il pallone come avevo pensato e voluto”.
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L’attuale ct della Nazionale Ucraina ha spiegato anche le emozioni provate il giorno del suo trasferimento in rossonero e il rapporto con Carlo Ancelotti: “L’arrivo al Milan? Ero felice. È stato un momento speciale. È stato Ibrahim Ba a dirmi che se volevo il 7 potevo averlo. Due giorni dopo ricordo anche che mi chiamò un amico d’infanzia per dirmi che 7 in ebraico si dice ‘Sheva’. Mi ha detto che mi avrebbe portato fortuna. Ancelotti è’ un allenatore e un amico. Carlo è una persona speciale. Averlo come allenatore è stata una fortuna per noi, per il Milan e anche per lo stesso Carlo. Lui sapeva gestire benissimo il rapporto con i calciatori. Creava un rapporto basato sulla fiducia e sulla condivisione. Non parlava molto ma il giusto. Ma quando parlava tu lo ascoltavi e capivi il perché delle sue scelte”.
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