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Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, si è raccontato in una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport. L’ex tecnico del Sassuolo ha parlato innanzitutto della sua nuova esperienza in Ucraina: “Molto bene, il club è molto organizzato e non fa mancare niente. Alleno giocatori molto forti”. De Zerbi poi non si nasconde e sigli obiettivi per la prossima stagione risponde: “Vincere il campionato. Poi dobbiamo comportarci bene nelle competizioni europee. Ad agosto dovremo affrontare il terzo turno preliminare di Champions contro il Genk e se lo supereremo, avremo il playoff“.
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Il tecnico è tornato anche sul trionfo dell’Italia a Euro 2020, che ha visto protagonisti anche giocatori come Berardi e Locatelli che ha allenato al Sassuolo: “Mi sono emozionato come un genitore, ma erano e sono dei giocatori forti, io ho soltanto cercato di trasmetter loro la mentalità dell’allenarsi sempre al 110 per cento, dell’essere protagonisti e non comprimari. E così è stato: quando Locatelli e Berardi sono entrati nella finale contro l’Inghilterra, l’hanno fatto col piglio giusto. Orgoglioso di loro“.
“Berardi aveva soltanto bisogno di rimettersi in carreggiata – ha proseguito De Zerbi -. Su Locatelli e Raspadori mi viene da sorridere quando sento gli unanimi commenti positivi su entrambi, perché tempo fa molti si chiedevano se Locatelli fosse più o meno umile o con i piedi per terra, quando Manuel è un ragazzo d’oro. E per Raspadori si tirava fuori il metro per misurare quanto fosse alto”. De Zerbi ha poi parlato del Ct Roberto Mancini, rivelando: “Io sono un manciniano sfegatato. Quando ero giocatore, dopo Maradona il dieci che “amavo” di più era Roberto. Sono rimasto manciniano anche da allenatore. Sono pochi gli ex numeri 10 diventati allenatori“.
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