“Dobbiamo imparare ad ascoltare e qualche volta anche in silenzio: è una lezione che va capita sino in fondo“. Il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, commenta così le parole di Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, secondo il quale la decisione di far riprendere il calcio è “difficile perché è uno sport con contatto fisico e dunque non c’è rischio 0“. “Se mi chiedete quando vorrei rivedere in campo i giocatori – ha sottolineato Ghirelli ai microfoni di ‘Tutti Convocati’ su Radio 24 – io vi rispondo ieri, non domani. Vorrebbe dire che il Paese sta meglio. Poi però bisogna fermarsi e vedere le condizioni, perché la salute va messa al primo posto e noi lo abbiamo fatto sin dal 21 febbraio fermando subito i campionati di Serie C. Quanti nostri giocatori si sono ammalati? Non molti, in tutto quattro o cinque, anche perché come detto abbiamo bloccato subito tutta l’attività“.
Ghirelli si è poi soffermato sulle problematiche che incontrerebbe la Serie C nell’applicazione del protocollo stilato dalla commissione medico-scientifica della Figc per il ritorno in campo: “Le misure devono riguardare tutto il calcio italiano perché il virus non fa distinzione purtroppo – ha rimarcato il presidente della Lega Pro -, ma noi abbiamo tutta una serie di problemi. Innanzitutto le strutture mediche, perché i nostri medici sono in larga parte volontari; poi le strutture sportive, perché il protocollo prevede la necessità di un ritiro di alcune settimane e le nostre squadre dovrebbero andare in hotel, ma chi coprirebbe i costi? E poi c’è anche un’altra questione: i nostri club appartengono a realtà diverse dell’Italia con situazioni molto differenti. Il problema dunque è estremamente forte: dobbiamo spostare in avanti la valutazione sul ritorno in campo per vedere anche se il virus perde forza e se la scienza va avanti e riesce ad aiutarci magari con qualche farmaco“.
