Il patron della Salernitana, Danilo Iervolino, è stato condannato a quattro anni di reclusione per corruzione. Una notizia che può sconvolgere gli equilibri interni al club che milita in Serie B e che sta provando a rialzare la testa dopo la retrocessione dello scorso anno e l’inizio non positivo di questo campionato cadetto. Le vicende giudiziarie del proprietario, che nel 2020 rilevò il club da Lotito e Mezzaroma, per poi conquistare due salvezze consecutive in A, riguardano l’Unipegaso, l’università telematica coinvolta all’epoca dei fatti del processo e di cui Iervolino è stato presidente. Gli episodi di corruzione sarebbero avvenuti nei confronti del ministero del Lavoro. Secondo l’accusa, Iervolino aveva assunto come docente Antonio Rossi, figlio dell’allora direttrice generale per le politiche previdenziali del ministero del Lavoro, Concetta Ferrari. L’assunzione sarebbe stato uno scambio per Ferrari, che in cambio avrebbe agevolato, grazie al suo incarico di rilievo nel ministero, la scissione del patronato Encal-Inpal in due patronati, Encal-Cisal e Inpal.
LA NOTA UFFICIALE DELLA SALERNITANA
Il club ha commentato così la notizia, spiegando come la condanna non sia correlata alla gestione della società campana e che la sentenza non influenzerà minimamente la squadra: “In relazione alle odierne notizie di cronaca giudiziaria che riguardano il proprietario Danilo Iervolino, l’U.S. Salernitana 1919 precisa che la vicenda non è riferita in alcun modo al club e non influenzerà minimamente la normale prosecuzione delle proprie attività sia sotto il profilo finanziario, sia dal punto di vista manageriale, grazie alle autorevoli e competenti figure di riferimento in ogni ambito. Sicura che al più presto il patron Danilo Iervolino dimostrerà nelle sedi opportune la totale estraneità ai fatti contestatigli, tutta la famiglia dell’U.S. Salernitana 1919 ribadisce di essere al suo fianco in misura compatta, certa di un rapido e felice chiarimento della questione”.