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“Il 3 marzo scorso mi chiama il direttore per farmi sapere che secondo il presidente sono un mafioso” racconta Pietro Junior all’AGI, “Mi dice: ‘ti dobbiamo sospendere’. Il mister ha preso le mie difese, ma non c’è stato nulla da fare. Adesso spero che la Lega intervenga, con una squadra, con uno svincolo“. L’avvocato del padre di Pietro si è rivolto alla Lega di Serie B, sporgendo una denuncia, presentata anche ai carabinieri, alla Procura di Cosenza, alla Figc, alla Procura federale. “Quando il padre di Pietro venne condannato” spiega all’AGI Salvatore Silvestro, “Pietro Junior non era neanche nato. Al ragazzo non è mai stata inflitta neanche una multa per divieto di sosta o perché è passato con il rosso. La mamma è laureata, la sorella sta studiando per una seconda laurea: il nucleo familiare è sano“.
A rivolgersi all’avvocato Silvestro era stato il padre di Pietro Junior: “Mi chiedo e Le chiedo – ha scritto in una lettera al presidente del Cosenza Calcio, Eugenio Guarascio – se possa considerarsi legittimo frenare le aspirazioni di un ragazzo come Pietro Junior che con sacrificio ed abnegazione sta cercando di inseguire il suo ‘sogno’ che è anche quello di affrancarsi dal peso delle ingombranti parentele attraverso il gioco del calcio a cui da anni si è dedicato anche sacrificando gli affetti familiari“. Nessuna dichiarazione per ora da parte di Guarascio o della società. Pietro Junior Santapaola, almeno per il momento, può solamente contare sulla solidarietà che arriva da compagni, amici e anche dai social. “Sono contentissimo perché mi vogliono tutti bene” ha detto il calciatore, che ora però spera di poter tornare in campo con la maglia di una squadra per continuare a coltivare il suo sogno.
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