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L’ex portiere italiano e allenatore Walter Zenga ha proposto agli appassionati italiani un intervento in live streaming in compagnia Daniele Adani, attuale telecronista Sky e anch’egli precedentemente calciatore professionista. Zenga ha concesso una panoramica personale riguardo l’evoluzione del calcio nel corso del tempo: “Il calcio in questi anni, dal punto di vista dell’analisi, è un po’ cambiato: io ho iniziato negli Stati Uniti, ci allenavamo dove si allenava anche la squadra di football, e guardavo molto anche come il loro coach organizzava la preparazione. Stava nella loggia in alto, per guardare tutto con una prospettiva diversa, con una visuale più completa: questo succedeva anche in Inghilterra, dove il primo tempo, da tanti allenatori, era visto in tribuna. Dal basso la visuale è diversa”.
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L’allenatore del Cagliari ha successivamente esplicato l’andamento dei ragazzi recentemente presi in gestione, partiti meravigliosamente per poi palesare un declino: “I ragazzi prima erano entrati in un impasse strano, con Maran avevano fatto un percorso straordinario, poi hanno avuto questa fase di stallo, e purtroppo, come sempre, paga il mister: ma la squadra ha grandissime qualità. E io non potevo considerare solo chi aveva giocato, ma anche coloro che avevano finora trovato meno spazio. Il Cagliari a gennaio aveva anche fatto un mercato importante”.
In chiusura Zenga ha offerto alcune considerazioni sul ruolo del portiere, a lui naturalmente familiare: “Anche per la ricerca del portiere, si deve vedere sempre che tipo di squadra si allena. E in base a quello si guardano le caratteristiche dei portieri. A ogni modo, oggi, già dai settori giovanili, i portieri sono allenati in modo diverso, si inizia da subito con la tecnica, che ai miei tempi era meno curata: il primo possesso palla, a esempio, lo si fa partire di posizione, comprendendo in questo anche l’estremo difensore, che si deve abituare. E non conta l’altezza, ricordo che Campos in una gara contro di me finì in attacco e mi segnò pure gol: però qua si parla anche di un calcio diverso, in Sudamerica c’è un’altra concezione. Nel mio calcio, invece, il portiere deve parare: e se devo scegliere tra uno bravo coi piedi e uno che mi dà più garanzia per concetto di ruolo, scelgo quest’ultimo. A Crotone e a Venezia, nelle mie ultime esperienze, ho dato dei consigli ai portieri che avevo, ma senza mai far pesare quello che sono stato: e ovviamente do carta bianca al mio preparatore“.
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