“Sono un malato cronico ai polmoni e ai bronchi e ho due stent al cuore. Le mie giornate sono pigre, ritmi alti non ne posso tenere. Quando esco lo faccio con la sedia a rotelle, perché mi si è spostata una vertebra e dopo la cementificazione mi ero montato la testa e sono scivolato dal letto, fratturandomi il femore. Sono tutto rotto, ma il vero problema resta il respiro: per parlare senza affaticarmi devo usare l’ossigeno. Durante il coma nel 2018 ho incontrato anche Dio sotto mentite spoglie, ma è stato un po’ deludente perché mi ha trattato con molta sufficienza”. Lo ha detto Walter Sabatini, direttore sportivo di Roma, Lazio, Palermo, Sampdoria, Bologna e Salernitana tra le altre, in un’intervista al Corriere della Sera nella quale ha parlato di tanti temi, tutti molto interessanti. Tra questi i giocatori più indisciplinati avuti alla Roma: “Ho preso una persona per recuperarne un paio alle 3 del mattino in giro per Roma: il mattino dopo, a Trigoria, lui doveva intercettarli, portarli in uno spogliatoio a parte, fargli fare una doccia e bere un caffè. Capitava sempre con Maicon e Nainggolan, forse il centrocampista più forte che ho avuto, però testa di ca**o notevole: aveva l’obbligo di chiamarmi all’una di notte, ma mi prendeva in giro alla grande. Però non ha mai saltato un allenamento o una partita”.
Capitolo a parte merita “Totti? In lui non poteva non esserci egoismo. Non è mai riuscito a ragionare con il “noi”, ma sempre con l'”io”. La verità è che non gli hanno permesso di vivere: a Roma è stato un prigioniero. Ancora oggi è un ragazzo solo, tant’è che le cose che ha cercato di fare non è riuscito a farle. Merita di essere un dirigente della Roma. Gli devono dare un ruolo di responsabile del comparto sportivo: i mestieri si imparano. Però questi americani della Roma sono dei cialtroni, gente che non ha capito la città e il senso del possesso che ha la gente verso la squadra: una tifoseria come quella della Roma la devi conoscere, non puoi fingere che non esista, perché il Romanismo è un sentimento troppo potente, è una malattia”.
Alcune parole anche su Giuseppe Marotta: “Provo affetto per Marotta, perché quando giocavo a Varese era un ragazzino che si allenava con noi ed era bravo. Ma non sono un suo ammiratore: non sono come lui- Sì, io sono un provocatore, litigioso. Lui aggiusta sempre tutto. Io mi sono dimesso circa venti volte dal mestiere che amo, Marotta non lo avrebbe mai fatto. Ma io sono vittima di me stesso, col mio cervello di sinistra e il mio corpo di destra”.
Infine, sui personaggi che ammira al di là del calcio: “Fausto Bertinotti: sono sempre stato attratto dalla sua competenza, dalla sua cultura ed eleganza. Sono molto attratto anche dagli ebrei, ma con grande rammarico oggi sono costretto a dire che non ho più stima di Israele: Netanyahu si sta comportando come i peggiori nazisti”.