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Massimo Di Giannantonio, presidente della Società italiana di psichiatria, ha parlato di Var all’Adnkronos: “Con questo strumento c’è indubbiamente meno emozionalità diretta e un po’ più di oggettività, è un qualcosa che può essere migliorato ma che evita che i tifosi protestino perché vittime di drammatici errori arbitrali. Il Var interviene quando un’azione da gol dà adito a dubbi. In quel caso l’emozione viene trattenuta, bloccata, posposta e dilazionata ma solo perché l’obiettivo sportivo merita un approfondimento”
“C’è un processo di costruzione, un tema di passaggio: rendere il tifoso non più un ‘adolescente’ alla ricerca del piacere tutto e subito, impossibilitato a controllare una spinta emotiva, il Var lo rende un tifoso più maturo. Il problema è nel vedere la bottiglia mezza piena o mezza vuota. Il Var aiuta lo sport ad essere più obiettivo, adulto, maturo e fedele a risultati veri oppure la nuova tecnologia si porta dietro criteri negativi rispetto alla pulsione sportiva originaria? Come la legge evolutiva che vede un miglioramento delle cose nel futuro, così l’impianto tecnologico rende la passione sportiva più consapevole”.
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