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La Juventus sprofonda. E con essa anche Massimiliano Allegri. Un anno e mezzo dopo il suo ritorno in bianconero, il bilancio non può che essere fallimentare: tante sconfitte, nessuna gioia e anche una gestione della comunicazione tutt’altro che perfetta. A gennaio la Juventus è praticamente fuori dalla lotta Scudetto, fuori dalla Champions League nel girone più disastroso dell’ultimo decennio e con una prospettiva tutt’altro che rosea.
Eppure l’entusiasmo, ad agosto del 2021, era tangibile: la Juventus, dopo tre trofei vinti con Sarri (scudetto) e Pirlo (Coppa Italia e Supercoppa), chiedeva di più. Voleva tornare ai fasti del passato: vincere i campionati con grande anticipo, andare avanti in Champions League, ricreare la mentalità vincente. Inutile girarci attorno: tutti obiettivi falliti dall’allenatore livornese. Che non può neanche nascondersi con la storiella del quarto posto. La Juventus è già arrivata quarta l’anno scorso ed ha il monte ingaggi più alto di tutta la Serie A. Parte sempre per vincere, o comunque lottare per vincere. Soprattutto se in panchina si siede l’allenatore, per distacco, più pagato di tutto il campionato. Che dovrebbe marcare la differenza. E che invece ha riportato il solito calcio scheletrico, fatto più di battute che di gioco, non capendo che il mondo calcistico si è evoluto sempre più. Non bastano i campioni, non bastano le giocate. Quelle aiutano, certamente. Ma vince chi gioca meglio. Lo ha dimostrato il Milan di Stefano Pioli l’anno scorso e anche il Napoli di Luciano Spalletti in questa stagione.
Le umiliazioni storiche in Champions League in casa di Maccabi Haifa e Benfica, i cinque gol presi contro il Napoli, le finali perse contro l’Inter la scorsa stagione, le troppe prove negative in campionato, l’eliminazione lo scorso anno contro il Villarreal: la Juventus dell’Allegri bis è stata un fallimento. E parlare al passato non è un errore. Perché questa squadra non sembra poter avere un futuro con l’allenatore livornese in panchina: troppo imbrigliata in retaggi del passato appartenenti ad un calcio che non esiste più. Nonostante ci sia una Europa League e una Coppa Italia da giocare. Ma il discorso non cambia. Perché ormai vincere non è più l’unica cosa che conta.
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