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Si è chiusa l’avventura in Serie A del Benevento, ma si è anche chiusa l’avventura di Pippo Inzaghi sulla panchina dei sanniti. L’ex Milan ha parlato dopo il pareggio per 1-1 contro il Torino, dando l’addio al club: “Se è un addio? Sì. Anche stasera non ho potuto far giocare Gori e…mi dispiace! Io mi prendo le mie responsabilità e vado via a testa altissima lasciando un gruppo straordinario, mi auguro di ritrovare il Benevento dove merita e, con questa proprietà, ci sono tutti i presupposti per risalire. Ma non credo di essere l’unico ad avere delle responsabilità. Abbiamo fatto la serie A a testa altissima, dopo aver stravinto il torneo di B che è sempre complicatissimo. Ma si sottovalutano troppe cose, così non si cresce”. Di seguito le sue dichiarazioni complete.
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SULL’EPILOGO – “Nelle vittorie c’eravamo tutti, nelle sconfitte mi sono trovato da solo. Addirittura hanno fatto un comunicato in cui mi accusavano per non aver visto gli ultimi 5 minuti della gara col Crotone. Non accetto che si dica una menzogna, bisogna saper crescere anche dopo una sconfitta. Sono molto amareggiato, io e il mio staff abbiamo lavorato 10 ore al giorno e sono dispiaciuto”.
SULLA RETROCESSIONE – “Avremo modo per analizzare tutto. Io ho cercato di trasmettere fiducia e di tenere tutti con i piedi per terra quando si parlava addirittura di Europa League. Eravamo ad un passo dalla salvezza, ce la giocavamo col Torino che ha il centravanti della Nazionale. Se non ci credevo non sarei rimasto, potevo andar via come allenatore dei record e firmare per qualunque altro club. Un allenatore nelle vittorie è con tutti e nelle sconfitte è da solo, il calcio è questo: sono dispiaciuto, ho dato tutti ma la testa è altissima. Mi amareggia che ricorderanno soltanto l’epilogo, ma non è detto che un giorno non tornerò: la gente sa la verità, nei miei confronti sono stati stratosferici e quasi mi vergognavo per non aver ripagato l’affetto del pubblico”.
SUL NERVOSISMO – “Se l’addio di Maggio c’entra qualcosa? Non c’entra nulla. Cristian voleva giocare e qui nessuno garantisce nulla. Il nervosismo c’è in tutte le squadre, ma qui viene amplificato tutto. Qualche volta, nella mia carriera, ricordo che ci siamo picchiati ma nei posti veri e giusti non esce fuori nulla. Qui si sa tutto, ovunque. I ragazzi ci tenevano, altrimenti non si sarebbero arrabbiati. Preferivate un gruppo che se ne sbatteva? Ammetto i miei errori, ma occorrono valutazioni oneste. Da qui si ripatirà, purtroppo da una retrocessione, ma ci si poteva lasciare meglio. Sono uscite cose ingiuste, non vere. E fa male. Forse sono indirizzate, se si soffermano sull’episodio col Crotone vuol dire che non vogliono crescere. Sarei morto se avessi visto il gol di Simy, dopo tutto quello che ho avuto dalla vita ho dimostrato un legame fortissimo con la maglia giallorossa. Non mi sono preso meriti per i record, oggi mi attribuiscono demeriti. Se ci sarà onestà crescerà tutto l’ambiente”.
SUI TIFOSI – “Porterò Benevento e i beneventani nel cuore, compresa la società che mi ha dato una grande opportunità. C’è rammarico per questo finale, ovviamente, ma era il secondo anno di A e abbiamo fatto parlare l’intera Europa. Camminavamo per Torino e c’era gente dispiaciuta per la nostra retrocessione. Abbiamo dato tutto, è chiaro che abbiamo trovato difficoltà perché abbiamo combattuto con Torino e Cagliari che erano d’altro livello. E’ vero che col Crotone non dobbiamo prendere gol, ma se col Cagliari non ci fossero stati determinati episodi…”.
SULLE RESPONSABILITA’ – “Sapevamo che c’erano delle problematiche, la società ha inseguito un grande attaccante. Avevamo bisogno, Di Serio è un ragazzo straordinario che ha fatto 15 partite ma è giovane. Iago Falque e Moncini non li abbiamo mai avuti, Lasagna ha preferito Verona e non ci dobbiamo nascondere. Ora tornare indietro serve a poco, non è che se mi soffermo sul difensore centrale possiamo cambiare la classifica. Ribadisco: anche nelle sconfitte bisognava stare tutti insieme. Mi dispiace per la retrocessione, ma da questa esperienza tutti siamo cresciuti. Meritavamo di giocarci questa gara, la mia carriera insegna che un anno storto può far da preludio ad una grande crescita”.
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