Terza sul campo, sarebbe stata Champions senza il -10 per le plusvalenze. Peraltro, con +2 rispetto alla scorsa stagione, dunque con un lieve miglioramento rispetto a un anno fa, quando fu quarto posto con giornate di anticipo e la posizione di Allegri più salda che mai. La classifica, però, è chiara: nonostante la vittoria contro l’Udinese firmata Chiesa, che di fatto ha segnato gli ultimi due gol bianconeri in questo campionato e prova ad approcciare con ottimismo al futuro, dice settimo posto, dice Conference League, e tutto il castello di carta crolla. E allora, la Juventus archivia un’annata da horror sotto ogni punto di vista e adesso riflette. Mentre riflette, attende un verdetto dell’Uefa che potrebbe sapere di liberazione: del resto, la Conference non vuole giocarla nessuno ed è meglio un anno senza coppe per ricostruire meglio, proprio come col primo Conte (che peraltro resta nome in auge in caso di ribaltone in panchina).
Da settimi a campioni d’Italia, il 2012 traccia la strada e allora è tempo di ragionare per Calvo e per la dirigenza: Allegri può ancora dare qualcosa a questo progetto, al di là dei due anni di contratto? I punti di vista sono tanti, ma la decisione dovrà essere celere. Da lì, si costruirà la Juve che verrà, che sia dalle fondamenta o con aggiustamenti mirati. E si capirà anche se ci sarà la zavorra, perché tale è per un club di questa portata, della terza coppa europea: non arriva la seconda, l’Europa League, che già sarebbe stata più appetibile, in virtù di un gol del grande ex, Paulo Dybala, che firma il rigore con cui la Roma resta sesta. Un’esclusione di un solo anno, con Conference sottratta, sarebbe assolutamente ben accolta dai bianconeri che vogliono tornare a vincere il tricolore e a risentire la musichetta della Champions.
Una buona partita quella di Udine, come raramente è successo in trasferta quest’anno alla Juventus: subito poco, attaccato molto anche se non con troppe soluzioni, poi la traversa di Bonucci, quindi il gol liberatorio di Chiesa. Che non è però bastato a evitare di finire settimi: come nel 2010 e 2011, anche se allora fu sul campo, la Juve deve ricostruire dalle proprie ceneri. Con l’obiettivo, in primis, di chiudere tutte le partite aperte con tribunali e giudici.