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Dentro o fuori, non ci sono mezze misure come spesso accade quando Juventus e Inter incrociano i guantoni. C’è la lotta Scudetto in ballo, ma forse anche un quarto posto – obiettivo minimo – da difendere. Inter terza a 60 punti (con una gara in più da giocare), Juventus quarta a 59. La squadra di Allegri è quella con la striscia aperta più lunga d’imbattibilità in questa Serie A: 16 gare (11V, 5N) e dal 30 novembre ad oggi solo il Siviglia ha mantenuto l’imbattibilità nei cinque principali campionati. C’è l’eliminazione dalla Champions da dimenticare per entrambe, certo, e quella di domani è la chance più nitida. L’Inter deve sfatare il tabù Stadium considerando che ha vinto solo una delle ultime 15 sfide in casa della Juventus, ma c’è anche da ritrovare un ritmo da Scudetto in trasferta. Non possono bastare i quattro pareggi consecutivi fuori casa per far paura al Milan capolista. Inzaghi ritrova Lautaro e Brozovic, ma non De Vrij. Nel corso della settimana Allegri ha potuto contare di nuovo su Vlahovic che ha segnato il primo gol in Serie A proprio ai nerazzurri. Ma occhio anche al duello tra inediti goleador che potrebbe crearsi sulla corsia di Cuadrado e Perisic: il primo ha nell’Inter la sua vittima preferita, l’altro vuole festeggiare la 200esima presenza in A. Cuadrado potrebbe anche agire in attacco, se Allegri lo preferirà a Dybala, destinato a partire a zero e accostato anche all’Inter. Ma per il derby d’Italia del mercato ci sarà tempo.
Stesso doppio discorso – Scudetto e Champions – per Atalanta e Napoli che si giocano tanto della loro stagione al Gewiss Stadium, con due assenti di lusso: Duvan Zapata compie 31 anni in infermeria e lascerà nuovamente il posto ad un Muriel ancora fermo a quota quattro gol; Victor Osimhen è squalificato e al suo posto è pronto Dries Mertens, che ha partecipato a sei gol (quattro reti e due assist) nelle ultime sette gare da titolare contro l’Atalanta in Serie A. Riserva a chi? Il neo papà di Ciro vuole regalare gli ultimi botti alla piazza che più lo ha amato. Poi ci sarà da pensare al futuro, ma anche questa – come quella di Dybala – è un’altra storia.
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