Ancora una volta, il Derby d’Italia ha regalato uno spettacolo degno del biglietto, dando spazio a nuovi scenari per quanto riguarda i cambiamenti dell’Inter e della Juventus rispetto alla passata stagione.
Infatti, Inter vs Juventus, nello scorso 27 aprile, aveva visto le due squadre pareggiare con un 1 a 1, dividendosi un tempo a testa, in un frangente che vedeva l’Inter in un periodo abbastanza delicato alla guida di Luciano Spalletti, con la qualificazione in Champions League ancora in bilico e che cercava di guadagnare punti preziosi contro una Juventus che, ormai sazia dell’ottavo scudetto consecutivo ormai messo in cassaforte da qualche settimana, si apprestava a concludere il ciclo di Allegri.
Ci sono stati dei significativi cambiamenti rispetto alla scorsa stagione, che hanno visto coinvolte entrambe le squadre. Infatti, l’Inter è passata dalla gestione di Luciano Spalletti a quella di Antonio Conte, cambiando totalmente credo calcistico, dal 4-2-3-1 del toscano all’ormai celebre 3-5-2 del leccese, in un’estate che ha visto inoltre dei cambiamenti considerevoli nell’organico, con gli innesti di Godin (uno dei migliori difensori centrali al mondo) e gli arrivi, tra le schiere titolari, di nuovi punti fermi come Sensi, Barella e Lukaku, oltre che risorse importanti come Sanchez e Biraghi, oltre che Lazaro (esterno destra di riserva), che ancora deve essere valutato nel rettangolo verde negli schemi di Conte. Di conseguenza, una nuova Inter che è specchio di un allenatore che tutti noi conosciamo nell’aggressività e nella capacità di valorizzare i contesti da lanciare nella loro crescita, un’Inter tenace che sembra ricalcare il suo storico DNA.
Invece, la nuova Juventus di Maurizio Sarri rappresenta un cambiamento ancora più netto, in quanto frutto di un passaggio evidente dal pragmatismo camaleontico di Allegri, che ha una matrice più attendista, ad uno stile di calcio più marcatamente offensivo, che favorisce il palleggio e che riesce a valorizzare le grandi doti di Pjanic (uno dei migliori interpreti in cabina di regia nel campionato italiano), oltre che l’uscita dal basso di Bonucci (suo punto di forza), con innesti significativi come De Ligt, che sembra destinato a prendersi il suo posto nelle gerarchie future della Juventus, che sta cercando il ricambio generazionale in seguito al trascorrere degli anni di un autentico Fuoriclasse del ruolo come Chiellini.
L’Inter si presenta quindi in casa col suo classico 3-5-2, con Handanovic, in porta, Godin, De Vrij e Skriniar a formare la difesa, Asamoah e D’Ambrosio sulle fasce, Sensi, Brozovic e Barella a centrocampo ed infine Lukaku e Lautaro a formare il reparto offensivo. Invece la Juventus si è schierata col 4-3-1-2 della partita contro il Bayer Leverkusen, con Sczcesny in porta, Cuadrado e Alex Sandro rispettivamente terzino destro e sinistro, Bonucci e De Ligt al centro della difesa, Matuidi, Pjanic e Khedira a formare il centrocampo e Bernardeschi a muoversi tra le linee alle spalle di Cristiano Ronaldo e Dybala.
L’incontro inizia ed è chiaro che a fare la partita, nel palleggio e nel dominio fisico a centrocampo, sarà la Juventus. Infatti, basta un lancio preciso e profondo di Bonucci per lanciare il segnale all’Inter su chi si esprimerà al meglio per 90 minuti. Al minuto 5, è quindi la Juventus a passare in vantaggio, con un lancio preciso e calibrato di Pjanic che sfrutta la disattenzione della linea difensiva dell’Inter (in particolare le colpe principali sono di Skriniar) per imbucare per Dybala, che con un sinistro violentissimo la scaglia all’angolino, lanciandosi in una performance importante che lo conferma come uno dei giocatori più in forma della Juventus. L’Inter fatica clamorosamente ad imbastire un’azione, non soltanto a causa del divario di forza e di esperienza tra i due reparti di centrocampo, ma anche a causa del duello fisico che vede i bianconeri inevitabilmente vincitori. Inoltre, i bianconeri sfiorano il 2 a 0 con un bolide terrificante di Cristiano Ronaldo che si stampa sulla traversa.
Infatti, Brozovic, per quanto propositivo, appare meno brillante rispetto alle precedenti uscite, così come Sensi, mentre Barella risulta inutilmente falloso, inevitabilmente schiacciato dal forcing asfissiante della Juventus. L’Inter trova però il pareggio, in modo alquanto fortunoso: da un cross di D’Ambrosio, infatti, De LIgt, nel tentativo (maldestramente non riuscito) di contenere Lautaro, interviene scomposto con la mano, un intervento davvero ingenuo che regala il pareggio all’Inter dal dischetto, con Lautaro che, dopo la prova deludente contro la Sampdoria, si sta riscattando a suon di ottime prestazioni, strappandone un’altra importante anche stasera.
La Juventus però sale ulteriormente in cattedra nel secondo tempo, cambiando completamente volto: infatti, Sarri prima sostituisce Khedira con Bentancur, poi inserisce Higuain al posto di un Bernardeschi apparso anonimo, ed infine passa al 4-4-2, con Matuidi e Emre Can esterni (quest’ultimo entrato al posto di un ottimo Dybala) in modo da chiudere ulteriormente gli spazi per gli esterni dell’Inter (usciti in ogni caso sconfitti dallo scontro con i terzini bianconeri), ma senza però snaturare la sua filosofia di gioco, raggiungendo la meritata vittoria grazie ad un’imbucata molto precisa di Bentancur per Higuain, che esattamente come un anno e mezzo fa, nello stesso stadio, regala il trionfo bianconero nel Derby d’Italia.
Un Derby d’Italia che ha dimostrato alcuni limiti del centrocampo dell’Inter, non soltanto dettati, come detto, dall’evidente divario fisico tra un reparto Top come quello della Juventus e uno in fase di costruzione come quello dell’Inter, che oltretutto sente la mancanza di un centravanti d’area puro che sappia sfruttare la minima occasione, nelle palle sporche, che erano nelle corde dell’ormai ex capitano Mauro Icardi, la cui cessione ha portato l’Inter a cambiare completamente volto, senza però perderne la tenacità tipica del suo DNA storico, che però, al netto dei grandi meriti bianconeri, è venuta meno.
Dall’altra parte, la Juventus si conferma il solito rullo compressore del campionato italiano e già da questo confronto sembra destinare di nuovo la competizione verso un’unica direzione, la solita vecchia Juventus che però sta cambiando pelle nel tempo, con nuove ideologie di gioco che normalmente non fanno parte del suo DNA pragmatico, dando maggiore spazio all’estetica del calcio di Sarri.
In conclusione, un nuovo Derby d’Italia, con nuovi scenari, ma che non perde mai di fascino nel calcio italiano, continuando a regalare spettacolo in nuove salse.