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Due. Sono le volte, in 114 anni di storia, in cui l’Inter ha registrato quattro sconfitte nelle prime otto gare giocate di Serie A: nel campionato 2011/12, chiuso poi al 6º posto in classifica, e in quello in corso, con Simone Inzaghi alla guida e mai così in discussione in una carriera di “trofei” e “ricavi aumentati”. La differenza con la stagione 2011-12, è che il tecnico dell’epoca, Gasperini, era già stato esonerato alla terza gara, dopo il peggior avvio della storia nerazzurra. Simone Inzaghi gode di maggiore fiducia in virtù dei due trofei dello scorso anno, ma i dubbi aumentano. A favore della soluzione per una permanenza del piacentino, ci sono i precedenti sfavorevoli degli ultimi anni.
Raramente, cambiando allenatore, l’Inter ha risolto problemi e raggiunto obiettivi. Dopo l’esonero di Gasperini, l’Inter scelse Ranieri e poi Stramaccioni. Risultato: un misero sesto posto lontano dalle ambizioni di una squadra, che nel passato recente aveva trionfi europei e internazionali. Nel 2014-15 Walter Mazzarri riuscì a resistere fino all’undicesima giornata, ma Roberto Mancini al ritorno non andò oltre l’ottavo posto e i quarti di finale di Europa League. Situazione simile anche due anni più tardi. Frank De Boer venne sostituito prima da Vecchi ad interim e poi da Stefano Pioli. L’attuale allenatore del Milan partì bene, dando un’identità alla squadra, ma le quattro sconfitte in cinque partite tra aprile e maggio rallentarono il cammino, fino al settimo posto e all’esonero. Migliore fu l’esperienza di Leonardo, che prese il posto di Benitez vincendo la Coppa Italia 2010-11. Ma in quella stagione si ricordano anche brutti passi falsi come contro lo Schalke 04. Ma era un’altra Inter e un’altra Serie A. Non convincono nemmeno i nomi sul mercato. I big (Tuchel, Zidane, Pochettino) sono inavvicinabili e i traghettatori non convincono. Gli unici profili che possono scaldare la piazza sono due eroi del Triplete: Cristian Chivu e Dejan Stankovic. Possono essere loro l’ultima eredità di Josè Mourinho, vincitore al Meazza nel momento più delicato.
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