Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, a seguito dell’annuncio sul fallimento della piattaforma ‘Piracy Shield‘, lanciata per contrastare la pirateria nel mondo dello sport, chiede spiegazioni e maggiore luce sul funzionamento della stessa: “Chiediamo lumi all’Autorità delle Comunicazioni sul funzionamento della piattaforma Piracy Shield, lo scudo che avrebbe la finalità di interrompere le trasmissioni illegali delle partite di calcio. Come associazione dei consumatori siamo in prima linea contro la pirateria, ma è ovvio che vanno intercettati e oscurati solo i colpevoli, ossia gli indirizzi Ip destinati esclusivamente e univocamente alla diffusione illecita di contenuti protetti, non quelli innocenti che nulla hanno a che fare con la pirateria online e che hanno solo la sfortuna di condividere l’indirizzo Ip con i siti nel mirino di Agcom”.
Dona poi continua andando nello specifico e spiegando meglio la sua visione in merito: “Come si suol dire, meglio un colpevole libero che un innocente in galera. Non vorremmo che, pur di accontentare la Lega Calcio di Serie A, si sia fatta una legge, la n. 93 del 14/07/202, troppo ambiziosa, ma per niente garantista, con l’obiettivo esagerato di voler oscurare le trasmissioni in diretta addirittura prima del loro inizio o al più tardi nel corso della stessa trasmissione e che obbliga a bloccare la risoluzione Dns dei nomi di dominio e gli indirizzi IP entro trenta minuti dalla segnalazione. Siccome, però, una cosa è progettare uno strumento, altro è metterlo a terra, chiediamo ad Agcom di riferire su quanti innocenti siano finiti in queste maglie, visti i dati contrastanti finora emersi”.
Inoltre poi attacca Agcom, chiedendo ulteriori spiegazioni sul loro modo di operare, a detta sua errato, citando Consob e Ivass come esempi: “Chiediamo ad Agcom come mai non fa come Consob e Ivass, che quando oscurano un sito illegale fanno anche un comunicato stampa con l’elenco dei siti oscurati (pubblicando l’elenco anche sul sito web dell’Autorità) anche per consentire un eventuale diritto di difesa agli interessati, a cui invece questa legge sembra derogare, dato che nei casi di gravità e urgenza, che riguardano contenuti trasmessi in diretta, prime visioni di opere cinematografiche, il provvedimento cautelare può essere adottato senza alcun contraddittorio. Il che potrebbe anche essere accettabile, se il diritto di difesa fosse consentito almeno ex post. Invece il reclamo avverso i blocchi eseguiti va presentato entro appena cinque giorni e non dalla notifica al diretto interessato dell’avvenuto blocco, come avviene per qualunque tipo di altra sanzione, dalle multe del Codice della strada alle cartelle esattoriali, ma, come scrive Agcom sul suo sito: dalla pubblicazione della lista dei blocchi effettuati sulla presente pagina internet. Peccato che in quella pagina non ci sia la lista dei blocchi effettuati, ma solo il numero dei blocchi giorno per giorno”.