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Si chiude un decennio di Serie A in cui il ruolo delle pay tv è diventato sempre più centrale per gli equilibri del campionato, in un mercato in costante evoluzione nel quale alla graduale e fisiologica perdita di telespettatori è andato sempre più ad aumentare il prezzo dei diritti messi in vendita dalla Lega, che ispirandosi al mercato europeo grazie all’intermediario Infront, ha provato a incrementare i ricavi nel corso degli anni, ricorrendo a esclusive e spezzatino degli orari, non senza polemiche o situazioni al limite, con la Legge Melandri più volte chiamata in causa ma raramente rispettata fino in fondo.
UN MERCATO PER DUE – Il 2010 è il secondo anno di un triennio in cui Sky detiene i diritti tv di tutte le partite in esclusiva per il satellite, mentre a spartirsi il pubblico del digitale terrestre sono Mediaset Premium e Dahlia Tv, che però fallirà nel febbraio del 2011. Dal 2012, dunque, rimangono in due gli operatori attivi sul mercato: Sky continua a mantenere l’esclusiva per il satellite (e l’esclusiva assoluta di 56 partite annuali), Premium ottiene la trasmissione di tutte le sfide di dodici squadre (le più blasonate, 324 match su 380) fino al 2015 sul digitale terrestre.
TREGUA SKY-PREMIUM – Dal 2015, però, con il nuovo bando si cambia: spinta in avanti verso un calcio spezzatino con l’introduzione ormai fissa dell’anticipo delle ore 12.30 sperimentato negli anni precedenti, e con continui anticipi e posticipi che faranno da apripista alla rivoluzione del 2018. Il triennio prevede alcune novità : Sky continua a trasmettere tutte le partite sul satellite, con Premium che ottiene per il digitale terrestre otto squadre. Tra queste, inizialmente, nel bando – che suscitò diverse perplessità – non era prevista la Roma (presenti tutte le altre big), la cui presenza sul digitale è stata poi ripristinata in seguito ad alcuni accordi tra le due emittenti.
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DAZN-SKY – Nel 2018, la svolta: la Lega Serie A vuole massimizzare gli introiti e il modo più elementare per riuscirci è quello di mettere in vendita due pacchetti per “prodotto”, dunque con esclusive assolute in uno e nell’altro. Si va di pari passo con la decisione – ormai definitiva – di ispirarsi al campionato spagnolo per la scelta degli orari dei match, che nei turni regolari vengono spalmati nel corso di tre o quattro giorni e in almeno otto slot differenti. Si scende in campo sabato alle 15, 18 e 20.30 (poi 20.45), domenica alle 12.30, 15 (tre sfide nella maggior parte delle giornate), 18 e 20.30 (poi 20.45) e lunedì sera (in caso di necessità in sostituzione del monday night si gioca il venerdì). E le esclusive vengono stabilite proprio in base agli orari delle gare: le sfide del sabato sera, della domenica a ora di pranzo e di uno dei tre match di domenica pomeriggio rientrano in un pacchetto e se lo aggiudica Perform Group, che dunque sbarca in Italia con Dazn, le altre sette sfide invece restano in esclusiva su Sky, con Premium che chiude i battenti dopo aver perso un bando che, per la sua natura, ha creato diverse polemiche (richieste economiche considerate eccessive dai broadcaster), portando a ben due annullamenti e alla rescissione con l’intermediario Mediapro prima dell’assegnazione fino al 2021, anno in cui gli scenari sono destinati – forse – a cambiare ulteriormente, con l’idea della tv della Lega Serie A che resta sullo sfondo.
DOPPIO ABBONAMENTO E LOTTA ALLA PIRATERIA – A soffrire maggiormente è il portafoglio dei tifosi italiani, che a partire dal 2018 ha dunque bisogno di sottoscrivere due abbonamenti diversi (Dazn e Sky, che nel frattempo hanno portato avanti una serie di iniziative in partnership) per la certezza di seguire tutte le sfide della propria squadra del cuore. Parallelamente, la Lega ha provato sempre di più a fronteggiare il fenomeno della pirateria e degli streaming illegali, che però sembrano ancora non radicabili sul territorio.
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