La domenica della sedicesima giornata di Serie A va in archivio con le vittorie sofferte di due squadre che dovevano rispondere alle deludenti sconfitte in Champions e che, bene o male, sono riuscite a rialzare la testa in campionato. Sia Roma che Napoli non hanno vissuto una settimana positiva e il successo era un imperativo categorico per entrambe: sulla loro strada due rossoblu a caccia di punti salvezza che non hanno fatto sconti.
NESSUNO VUOLE ESSERE ROBIN – La vittoria c’è. Tre punti utili per provare ad accorciare sulla zona Champions in attesa delle trasferte di Lazio e Milan in un weekend che sembra non avere fine. Un po’ come il momento negativo di una Roma che continua a zoppicare. Di Francesco confida nel fatto che la convalescenza giallorossa duri il meno possibile, e soprattutto che la guarigione di una squadra che lui stesso considera ancora malata possa avvenire sotto la sua gestione. Inutile dire che la vittoria di oggi consente all’allenatore abruzzese di salvare la panchina, che comunque continua a traballare. Robin Olsen sarebbe potuto essere il carnefice del proprio tecnico stasera: il portiere svedese si rende protagonista di una prestazione ai confini della realtà e regala di fatto due gol agli avversari con altrettante papere che riportano alla mente dei tifosi le prodezze di Goicoechea. Nella seconda delle due defaillance, però, è il Var a salvare l’estremo difensore, che stanotte può ringraziare il tacco di Piatek oltre la linea del fuorigioco e dormire sonni più o meno tranquilli, anche se nessuno vorrebbe essere nei suoi panni, considerando l’eterno paragone con Alisson che verrà rilanciato ulteriormente nella Capitale. Var protagonista anche all’ultimo minuto, quando un rigore netto per fallo di Florenzi su Pandev sfugge all’arbitro Di Bello, che non viene invitato da Chiffi a rivedere l’episodio. Difficile trovare qualcosa di positivo nella Roma vista stasera oltre alla vittoria: la prestazione di Zaniolo che dimostra ancora una volta di essere pronto per i grandi palcoscenici, l’apporto offensivo di un pur sempre confusionario Kluivert e nient’altro. Tre punti e nulla più: stasera possono bastare per arrivare alla Juventus al riparo dalla tempesta.
LA STAGIONE DI AREK – Nel Napoli è ancora Milik il protagonista, nel senso neutro del termine: se a Liverpool la sua occasione cestinata nel recupero era stata il rimpianto più grande dei partenopei, alla Sardegna Arena una sua prodezza su punizione, sempre oltre il 90′, regala i tre punti alla squadra di Ancelotti riannodando i fili di una partita complicatissima in terra sarda. Come contro l’Atalanta, il centravanti polacco risulta decisivo e consegna due punti in più al Napoli, tenendo ancora aperta la lotta scudetto e, quantomeno, non consegnando il titolo di campione d’inverno alla Juventus quando ancora ci si trova in autunno. Arek fa e disfa, vedi la traversa che stava già per affiancare questa partita a quella di Anfield Road, poi litiga con Mertens per poter battere quella punizione da venti metri per il quale è il tiratore designato, quindi gonfia la rete battendo Cragno e dimostrando di non subire più di tanto la pressione. E’ la stagione di Milik, nella buona e nella cattiva sorte: un infortunio al legamento crociato a ottobre 2016, l’altro grave stop al ginocchio a settembre 2017, quindi un primo scorcio di stagione da 8 gol e con un finale tutto da scrivere. Da non trascurare, però, la prestazione di un ottimo Cagliari, trascinato da un Barella che giganteggia contro Allan e dalla vivacità di Faragò e penalizzato dalla solita scarsa precisione al tiro di Farias: Maran può ripartire da qui.