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“Se non cambia il protocollo, e si riduce la quarantena ad sola una settimana per contagiato ed esami medici per gli altri che in caso di negatività possano continuare a giocare, sarà impossibile portare a termine il campionato“. È il coro unico di tanti presidenti di Serie A, riportato su ‘Repubblica.it’, in merito al famoso protocollo corretto dalla stessa FIGC sotto le rigide indicazioni fornite dal Comitato tecnico scientifico. “Al primo positivo, tutta la squadra in quarantena”, una linea guida che certamente non permetterebbe la regolare chiusura del campionato anche perché i presidenti tengono a precisare che “con 124 partite, spostamenti continui, in 40 giorni è quasi impossibile che non salti fuori un positivo. E in quel caso, addio campionato. La quarantena da giugno va ridotta ad una settimana“.
Anche quella odierna è una giornata importante per l’eventuale ripresa con la discussione in Lega di Serie A del protocollo che verrà applicato fin dal 18 maggio, data della ripresa degli allenamenti collettivi. L’obiettivo è quello di avvicinarsi sempre più a metà giugno con tutte le precauzioni per ripartire, sempre con il consenso del Governo. “In Bundesliga ripartono, in Premier e Liga si stanno organizzando per riprendere a giugno: e noi?“, si chiedono i presidenti. E mentre la Serie A cerca di prepararsi al meglio arriva la minaccia di “non scendere in campo” del patron dell’Udinese Pozzo, segnale evidente che il calcio italiano non è del tutto allineato dalla stessa parte.
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