La sconfitta contro l’Inter, nell’ultima partita del 2016, ha lasciato l’amaro in bocca. La Lazio, però, ha di che sorridere in questa prima parte di stagione, quando manca soltanto la gara contro il Crotone – dopo la sosta natalizia, l’8 gennaio allo stadio Olimpico – a chiudere il girone d’andata. Nonostante la debacle di San Siro, con il 3-0 nerazzurro, la squadra biancoceleste guidata dal tecnico Simone Inzaghi è una delle rivelazioni della Serie A: l’anno solare dei capitolini si conclude con un quarto posto e 34 punti, soltanto un punto meno del Napoli. L’obiettivo stagionale, quello di tornare in Europa League, resta tale ma la Lazio sogna in grande e – perché no – anche la Champions, trascinata dal talento di Felipe Anderson e Keita, dai veterani Biglia e Parolo, dai giovani Cataldi e Milinkovic-Savic. Il bilancio di fine anno è positivo, ecco le pagelle 2016 di tutti i biancocelesti e dell’allenatore Inzaghi.
PORTIERI
Marchetti 5
Altalenante, nelle prestazioni e nella condizione fisica. Sa ancora essere decisivo, con parate che salvano la Lazio. Ma, troppo spesso per un portiere della sua esperienza e caratura, incappa in errori imperdonabili. Il gol di Nainggolan nel derby ne è la fotografia. Tanti poi i guai fisici, è tra i portieri che hanno subìto più infortuni: quest’anno è rimasto fermo per cinque partite, per colpa di due problemi muscolari.
Strakosha 6.5
Si è ritrovato, quasi per caso, a essere il secondo portiere della Lazio. Si è ritrovato, complice la fortuna, a difendere la porta da titolare: forfait di Marchetti in extremis, l’albanese tra i pali a San Siro contro il Milan nel suo esordio in Serie A. Per essere un classe 1995 non si è fatto parlare dietro, ha risposto presente e ripagato la fiducia di Inzaghi.
Vargic s.v.
Acquistato lo scorso gennaio, arrivato in estate per essere il vice Marchetti. Il campo però non lo ha mai visto, anzi, è scivolato in fondo alle gerarchie. Sin dal ritiro, infatti, Inzaghi non lo ha reputato pronto per la Lazio. Il resto è storia, o meglio, panchina.
DIFENSORI
Basta 6.5
Ha 32 anni e la carta d’identità comincia a farsi sentire. Intendiamo bene, il serbo è un difensore affidabile e anche duttile. Fa il terzino destro ma anche l’esterno di fascia con una difesa a tre, Inzaghi lo ha pure impiegato da centrale. Non manca mai la spinta, sulla corsia destra è un aiuto prezioso per Felipe Anderson. D’altra parte però qualche noia fisica – la pubalgia e un infortunio muscolare al polpaccio in stagione – e un paio di panchine per rifiatare.
Patric 6.5
Nessuno avrebbe scommesso mai sullo spagnolo, l’anno scorso ricordato soltanto per la chioma bionda e i selfie. In questa stagione, invece, è stato chiamato in causa più volte e ha sempre risposto presente: ha già collezionato 9 presenze, eguagliando i gettoni del suo primo campionato in Italia. Si è adattato alla Serie A, è migliorato nella fase difensiva e non disdegna mai di farsi vedere in avanti. In più, ora gioca anche a sinistra, all’occorrenza.
de Vrij 7
E’ uno dei migliori centrali in circolazione. E’ tornato dopo il grave infortunio al ginocchio, che lo ha tenuto fuori per un anno, e se l’è messo completamente alle spalle. Ha pagato pure una frattura al piede che gli è costata una lunga assenza a inizio stagione. L’olandese è una colonna portante della difesa biancoceleste, ha 24 anni ma sembra avere l’esperienza di un veterano. Con lui non si corrono pericoli, ed è bravo anche a far da scudo al compagno di reparto di turno. Puntuale negli anticipi, tecnico palla al piede e quando sbaglia è una notizia.
Wallace 6.5
Arrivato in estate tra le critiche, per un cartellino piuttosto costoso (circa 9 milioni), ha colpito in modo positivo in questa prima parte della stagione. E’ bravo nell’anticipo, ad arginare le incursioni avversarie, a far ripartire l’azione dalla retroguardia. Le prestazioni positive superano di gran lunga quelle negative, la sensazione è che il madornale errore nel derby – costato il gol di Strootman – sia stato soltanto un incidente di percorso.
Bastos 6
L’altro acquisto dell’estate per rinforzare la difesa, il gigante angolano arrivato dalla Russia. Ha ben impressionato sin da subito, tanto da conquistarsi presto il posto da titolare, con il fisico ha spesso alzato un muro invalicabile. Nel momento in cui aveva cominciato a convicere, però, ha subìto un brutto infortunio muscolare che lo ha tenuto lontano dal campo per quasi due mesi.
Hoedt 5.5
Con l’arrivo di Wallace e Bastos, è finito in fondo alle gerarchie di Inzaghi. Soltanto sei presenze, ma con accanto il connazionale de Vrij, è tutto un altro giocatore. E’ cresciuto molto in esperienza e maturità, ha accettato in silenzio le panchine, facendosi trovare pronto quando è stato chiamato in causa. Può migliorare ancora molto, in fondo ha 22 anni.
Radu 7
In questo girone d’andata, la Lazio ha giocato più volte con la difesa a tre. Il romeno è stato impiegato da centrale, il suo ruolo naturale ma in disuso da anni, e così ha scoperto una seconda giovinezza. Ha ritrovato continuità, qualità difensive, doti da leader nella retroguardia. Mai scelta fu più azzeccata per riscoprire un giocatore che ha deluso nelle ultime stagioni.
Lukaku 5.5
Si è visto poco o nulla, sia per scelte tecniche che per problemi fisici. Quando si è trattato di sostituire Radu sulla corsia mancina, Inzaghi gli ha spesso preferito Lulic. Sei presenze, a dimostrare che il belga è un buon terzino di spinta ma manca ancora dal punto di vista difensivo, poi un infortunio alla caviglia che lo costringe in infermeria per più di un mese.
CENTROCAMPISTI
Biglia 7
E’ un autentico top player per la Lazio, il capitano. Insostituibile, in rosa non c’è nessuno che sia all’altezza di prendere il suo posto in cabina di regia. Per Inzaghi è uno dei migliori registi in circolazione, quando dirige la manovra biancoceleste è tutta un’altra musica. Questa stagione, però, ha messo in luce la fragilità fisica dell’argentino: l’ennesimo infortunio al polpaccio lo ha tenuto fuori per un mese e mezzo e ora sta ancora recuperando la forma migliore. In ballo, poi, c’è anche la questione del rinnovo di contratto che tarda ad arrivare.
Parolo 7
Corsa, sacrificio, dedizione per la maglia. E’ un veterano di questo gruppo, è imprescindibile per la squadra. In questa stagione si è mosso in posizione più arretrata, a scudo della retroguardia, anziché prediligere gli inserimenti. Per questo, dopo vani tentativi, è riuscito a trovare la via del gol contro la Sampdoria, e a collezionare soltanto due assist.
Lulic 6
La duttilità è la sua arma migliore, Inzaghi lo ha schierato ovunque in campo: terzino sinistro, mezzala e pure esterno d’attacco. La Lazio non rinuncia mai a polmoni e cuore del bosniaco, sarà costretto a farlo contro il Crotone. La Procura federale lo ha squalificato per 20 giorni – curiosamente durante la sosta natalizia – per le frasi offensive su Rudiger, pronunciate dopo il derby.
Milinkovic-Savic 7
È il biancoceleste che più è cresciuto, maturato e diventato indispensabile per la squadra. Inzaghi fa carte false pur di schierarlo titolare, non sa fare a meno delle sue caratteristiche: roccioso in mediana, intelligente negli inserimenti, qualità da vendere quando partecipa alle azioni offensive e pure con il fiuto del gol. È un classe ’95, potenzialmente può diventare un top player.
Cataldi 6
Le gerarchie del centrocampo sono cambiate rispetto lo scorso anno, così il giovane azzurro sta trovando molto meno spazio. Questa deve essere la stagione della consacrazione, quando viene chiamato in causa lo fa con maturità e qualità. Può migliorare ancora molto, soprattutto nel ruolo di regista, per candidarsi al ruolo (ancora vacante) di vice Biglia.
Murgia 6.5
In estate ha resistito alle lusinghe della Serie B, non ha dato retta a chi gli consigliava di andarsi a fare le ossa altrove: ha fatto di testa sua e ha fatto bene. Inzaghi punta molto su di lui, gli spezzoni che il tecnico gli concede sono la prova che, nel progetto tattico biancoceleste, l’ex Primavera si è adattato a meraviglia. Un inizio stagione da incorniciare, al quale non manca neanche la famosa ciliegina sulla torta: il gol a Torino, il primo in Serie A, è una gioia per tutti gli amanti delle favole calcistiche.
Leitner s.v.
In Germania era considerato un gran talento, prima di perdersi a Dortmund. Il ds Tare ha voluto scommettere sul centrocampista, finora però ha collezionato soltanto 2 presenze e 13 minuti in campo contro Udinese e Cagliari. Inespresso.
Morrison 4
Quasi una leggenda a Formello: qualcuno sostiene di averlo visto, ma sono in pochi a credere che esista realmente. L’inglese si fa vedere di rado a Roma, in campo mai: meglio puntare su Instagram dove è presente più che mai. Nessuna presenza in questo campionato, la sua assenza dalla lista dei convocati è ormai scontata. Pioli non lo vedeva, Inzaghi ancora meno: un peccato perché i piedi e il talento per diventare un grande calciatore ci sarebbero, è tutto il resto che scarseggia.
Felipe Anderson 7
Si conferma un diesel, ma gli manca ancora qualcosa per diventare un’auto di lusso. Torna con la medaglia d’oro al collo, vinta con il suo Brasile, dopo un agosto vissuto all’Olimpiade di Rio 2016. È il momento di diventare decisivo anche con la Lazio. Si carica sulle spalle la squadra, si prende il posto da titolare lasciato da Candreva, il suo talento splende seppur ancora troppo a intermittenza. Finora ha collezionato 2 gol ed è il miglior assist man (otto) della Serie A. Un gioiello sempre più splendente.
ATTACCANTI
Keita 7
Dopo il caos esploso in estate, nessuno avrebbe pensato di vederlo titolare e fondamentale per la Lazio. Diserta il ritiro estivo e rischia di rimanere fuori rosa, chiede scusa e tutti cercano di perdonarlo. Inzaghi lo punisce poi gli dà fiducia, il senegalese lo ripaga in campo: 5 gol, 3 assist, dribbling ubriancanti e qualità per spaccare le partite. Ogni tanto si estranea, o gioca svogliato, deve migliorare in comportamenti e costanza. Il rinnovo di contratto ancora non arriva – si rischia un nuovo caso, con l’accordo in scadenza nel 2018 – ma intanto è partito per la Coppa d’Africa con il Senegal.
Immobile 7
Il suo inizio stagione con la Lazio, alla prima stagione in biancoceleste, è stato devastante. Da Miro (Klose) a Ciro, il passo è breve: 9 gol in 12 partite, Inzaghi ha il suo bomber. Poi, complice la stanchezza (non ha saltato neanche una partita) e un periodo no, ha smesso di segnare da sei partite. Quando esce dal campo, però, ha sempre la maglia fradicia: non fa mai mancare il sacrificio e il lavoro per la squadra.
Kishna 5
Le qualità non mancano all’olandese, ma in questa stagione è finito in fondo alle scelte del tecnico, che spesso gli ha preferito il giovane Lombardi. L’esterno non ha contribuito a ritagliarsi spazio, visti i continui infortuni subiti. A gennaio potrebbe salutare Roma.
Luis Alberto 4
“Ho scelto di venire qui per evitare di rimanere un anno disoccupato”. Questa frase è l’unica “giocata” che si ricorda dello spagnolo. Fuori forma per i primi mesi a Roma, infortunato nei successivi. Totale, 2 presenze per 27 minuti e dichiarazioni infelici. What else?
Lombardi 6.5
In estate pareva destinato all’ennesima avventura lontano da casa, poi il volere di Inzaghi ha fatto la differenza. L’ex attaccante della Primavera ha accettato di buon grado, ha puntato su se stesso e gli sforzi lo hanno ripagato. Il debutto arriva già alla prima di campionato, il gol anche: la rete vale la vittoria contro l’Atalanta, la sua avventura non poteva iniziare meglio. Il tecnico laziale lo considera una valida alternativa a Felipe Anderson e all’occorrenza anche di Keita: proprio l’assenza del senegalese, che sarà impegnato in Coppa d’Africa, potrebbe regalargli altre possibilità di mettersi in mostra.
Djordjevic 5
La sua esperienza a Roma pare essersi fermata al doppio palo contro la Juventus, nella sfortunata finale di Coppa Italia persa dai biancocelesti. Il serbo non è più lo stesso giocatore, l’infortunio alla caviglia subito tempo fa gli ha bagnato le polveri e lo scarso utilizzo da parte di Inzaghi, che difficilmente rinuncia a Immobile, lo penalizzano. A dire il vero il tecnico ci ha provato a trovargli un posto nello scacchiere tattico, ma la corsia esterna non fa per lui. L’avventura nella Capitale sembra conclusa, potrebbe salutare già a gennaio.
ALLENATORE
Inzaghi 7
Se la Lazio è quarta a 34 punti, il merito è assolutamente del giovane tecnico. Dopo il no di Bielsa e la chiamata in extremis dell’ex Primavera – ad un passo dalla panchina della Salernitana – sembrava impossibile riuscire a risollevare le sorti del club e affrontare una buona stagione. Da navigato laziale, invece, Inzaghi è riuscito a ricompattare il gruppo e a tirar fuori anima e sacrificio. È così, se l’obiettivo iniziale era tornare in Europa League, adesso i biancocelesti sentono di poter sognare anche la Champions. Con la grinta e lo spirito motivazionale di Inzaghi, perchè no.