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La vittoria del Napoli sulla Sampdoria ha decretato la fine della 22esima giornata di questa Serie A. L’emozionante gara di Marassi è stata probabilmente l’unica ricca di colpi di scena in un weekend, per il resto, movimentato soltanto dalle polemiche subito dopo Juventus-Fiorentina. Al di là dell’arbitraggio i campioni d’Italia hanno dimostrato di aver ritrovato il proprio standard di prestazione, magari anche con qualcosina in più in termini di solidità ma col solito problema di una manovra lenta, che domenica ha trovato la via del gol solo su palla inattiva. Ancora lontana da un salto di qualità, la Signora si conferma in testa al campionato facendosi forte, ancora una volta, dei propri top player.
E tanto quanto settimana scorsa avevamo parlato di “caduta dei giganti”, oggi parliamo di “ritorno dei giganti”. Infatti, anche Inter e Lazio sono tornate a macinare, lanciando però segnali diversi. I nerazzurri a Udine hanno trovato in Lukaku la risposta a dei problemi piuttosto evidenti mostrati nella prima ora di gioco. La prima di Eriksen da titolare ha mostrato tutte le potenziali difficoltà dell’inserimento del danese – talento purissimo ma mezzala non purissima – in un meccanismo così perfettamente rodato. E in vista di un derby che si preannuncia decisivo, non sorprenderebbe più di tanto se Conte scegliesse di affidarsi alla mediana più rodata, con Brozović vertice basso ed Eriksen in panchina. Questo anche nell’ottica di affrontare un Milan che fino alla sfida di domenica contro il Verona ha confermato di soffrire sistemi particolarmente aggressivi e rodati.
Rodati come quello della Lazio, che ha divorato la SPAL ed è tornata a splendere dopo un gennaio fatto di alti e bassi, culminato nella prestazione opaca del derby. Forse Lotito ha perso l’occasione per cavalcare, con un colpo di fine mercato, l’onda d’entusiasmo travolgente che sta portando i biancocelesti a poter sognare concretamente il titolo. Il rischio che alla lunga però certe mancanze nella rosa vengano fuori è concreto ed Inzaghi dovrà essere attento alla gestione delle risorse. Sull’altra sponda della capitale, la Roma è tornata a casa con quattro gol sul groppone dalla trasferta di Sassuolo: una trasferta in cui la squadra di Fonseca si è fatta di nuovo sorprendere, disattenta e in generale un po’ fuori fase. Nell’anno nuovo i giallorossi stanno facendo troppa fatica a trovare il giusto modo di stare in campo con continuità, un problema classico di una squadra giovane. La soluzione non può essere che la crescita di qualcuno come nuovo riferimento per i compagni, ciò che era Zaniolo e sta mancando come il pane a Fonseca.
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Ma non è solo la Roma ad avere problemi di continuità nella corsa all’Europa che conta. Pure l’Atalanta si è fermata di nuovo in casa, di nuovo inspiegabilmente, di nuovo subendo due gol. Due settimane fa era stata la SPAL a sbancare l’Atleti Azzurri d’Italia, domenica il Genoa invece è venuto via da Bergamo con un 2-2 importante in ottica salvezza. In mezzo quel 7-0 in cui la Dea ci ha probabilmente mostrato la propria versione migliore: il solito paradosso della banda di Gasperini, la squadra che al massimo della sua concentrazione può fermare il Manchester City, ma appena scende di livello è in grado di sprecare punti pesantissimi. Chissà se a fine anno peserà di più il rimpianto per queste domeniche imperfette o l’estasi di quei momenti in cui l’Atalanta sembra fare un altro sport rispetto a chiunque altro in Serie A.
Abbiamo già citato i risultati di Napoli e Milan, le inseguitrici all’Europa che restano però parecchio staccate per poterne parlare come delle pretendenti vere e proprie. In quella zona stazionano anche Cagliari e Parma, che nello scontro diretto di sabato si sono divise la posta. L’anticipo della Sardegna Arena ha confermato quanto è difficile battere i ragazzi di D’Aversa, una squadra senza grandi mezzi – specie in assenza di Inglese e Gervinho – ma con le idee chiarissime su come usarli. A margine, impossibile non menzionare l’esonero di Walter Mazzarri: un finale negativo (meglio, orribile) non cancella comunque quanto di buono fatto dal tecnico livornese per i granata. Certo è che una squadra che aveva fatto della solidità la propria forza non può subire 15 gol in tre partite e pensare che si possa andare avanti. Adesso nel futuro del Torino c’è Moreno Longo, un’altra incognita in una stagione molto particolare per i piemontesi.
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