Tra gol, emozioni e razzismo è andata in archivio anche l’undicesima giornata di questo interessantissimo campionato di Serie A. Un campionato che è sempre più quello del duello-Scudetto tra Juventus ed Inter, ma anche della bagarre nella corsa alla prossima Champions League, di una salvezza che non sarà facile da ottenere per nessuna delle cosiddette piccole. Ad ogni modo la classifica risulta piuttosto corta, e questo potrebbe significare che ne vedremo delle belle fino all’ultima giornata.
Ne vedremo delle belle soprattutto tra Juve ed Inter, che hanno vinto ancora. Torino e Bologna sono stati avversari sicuramente inferiori, ma non per questo semplici: le due squadre regine della Serie A hanno dovuto fare appello a tutta la propria mentalità per portare a casa i tre punti in contesti così difficili. Prima i nerazzurri al Dall’Ara sono stati più forti della classica giornata storta: affidandosi alla solita idea di gioco, i ragazzi di Conte sono riusciti a non sprecare punti nonostante le tante coincidenze sfortunate capitategli lungo i 90 minuti. Nel Derby della Mole invece abbiamo visto una Juve lucida, sufficientemente attenta da sfruttare la differenza di qualità contro un Toro sottotono. In un momento non brillante sul piano del gioco, i bianconeri stanno trovando in Higuaín un riferimento importante per scardinare le difese avversarie, evidentemente più di Dybala in questa fase – eppure le scelte di Sarri, almeno per ora, sembrano privilegiare la Joya nelle gerarchie. Ma se il palleggio bianconero non dovesse alzare il proprio livello rispetto a quanto abbiamo visto nelle ultime settimane, difficilmente questo 4-3-1-2 “senza punta” sarà a lungo sostenibile per i campioni d’Italia.
Nello stesso sabato delle vittorie di Juve ed Inter è arrivato anche il tracollo di quella che a inizio stagione indicavamo come la terza candidata per lo Scudetto, cioè il Napoli, meritatamente sconfitto da una Roma sorprendente. Più che i demeriti degli azzurri – ci arriviamo – va sottolineata la qualità del lavoro di Fonseca, abile e rapido nell’impiantare nel DNA dei propri giocatori un’idea di gioco molto chiara, che nonostante le tantissime assenze i giallorossi continuano a mettere in campo, e grazie a cui oggi si sono affermati come la terza forza del campionato. All’opposto invece è Ancelotti, che forse nell’ottica di una maturazione della rosa, ha via via sempre più abbandonato gli schemi pre-determinati ereditati da Sarri per affidarsi alle intuizioni dei propri giocatori: una scommessa che oggi il tecnico ex Bayern sta perdendo nei risultati e nelle prestazioni. Anche la sfortuna è certamente un fattore, ma il settimo posto non è una posizione consona al valore della rosa di questo Napoli, né a novembre né mai.
Gli altri due big match di giornata ci hanno dato delle interessanti indicazioni nella corsa al quarto posto. A ora di pranzo il Cagliari si è mangiato l’Atalanta a casa sua, rilanciando una sensazione che negli ultimi mesi si è fatta sempre più concreta: la squadra di Maran può essere un’alternativa credibile nella lotta per l’Europa. L’impianto di gioco già collaudato, unito agli innesti intelligenti attuati in estate, rende i sardi un’opposizione ardua anche per il miglior attacco del campionato, che per la prima volta nella Serie A 2019-20 è rimasto a secco, dopo aver segnato almeno due gol contro ogni avversario finora. Il solito paradosso della Dea, squadra da alti e bassi ormai cronici che non conosce altre vie oltre a quella della massima resa della fase offensiva per portare a casa il risultato – purtroppo però Iličić e compagni non riescono ad incidere in tutte le gare, e sono proprio quelle gare il margine di miglioramento principale su cui può lavorare Gasperini.
Resta molto poco da dire invece sulla sfida tra Milan e Lazio: i rossoneri, anche a causa di un calendario complicato, soffrono tutti i lati negativi del cambio d’allenatore appena avvenuto e non riescono ad andare oltre a delle buone frazioni di partita. Chissà che Pioli non riesca ad interrompere questo trend contro la Juve, ma per farlo servirà anche un’attenzione ed una qualità delle prestazioni individuali che finora sono semplicemente mancate. La Lazio invece non ha perso occasione per ricordare quanto possa essere micidiale in campo aperto, specie nelle giornate in cui i vari Luis Alberto, Correa e Immobile rendono al loro meglio. Vedremo se Simone Inzaghi riuscirà ad evitare che vengano fuori i problemi di mancanza d’alternative che oggi come oggi esistono eccome, e sulla continuità della stagione potrebbero penalizzare parecchio in una corsa al quarto posto così competitiva. Competitiva com’è tutta quella Serie A che riparte già venerdì con Sassuolo-Bologna. E noi non mancheremo a commentare, ovviamente, anche il prossimo turno.