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“Il pubblico è l’anima di questo sport. Lo spettacolo del calcio non può sopravvivere a lungo senza la passione dei propri sostenitori. Se la curva dei contagi continuerà a scendere, mi auguro che il Comitato tecnico scientifico nei prossimi giorni possa darci nuove indicazioni. Noi siamo pronti“. Così il numero uno del calcio italiano, Gabriele Gravina, in merito al ritorno dei tifosi allo stadio. In un’intervista a Tuttosport il presidente della Figc ha parlato della ripartenza del campionato e dei mesi complicati attorno ad essa: “Non era facile ma l’organizzazione che abbiamo messo in piedi sta funzionando molto bene – ha spiegato Gravina –. Ciò ha anche consentito l’avverarsi di una splendida favola sportiva, quella del Benevento, che non sarebbe stata così emozionante se non ci fosse stata la ripartenza“. E ancora: “E’ stato un momento complicato, nel quale il pressappochismo ha trovato tanto spazio, purtroppo. Dispiace piuttosto la risonanza avuta da chi voleva forzare le norme, senza nemmeno assumersene la responsabilità . Io mi sono impegnato a far rispettare le regole, le chiacchiere inutili non hanno condizionato l’attività della Figc“.
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Inoltre Gravina spiega di aver “evidenziato alcune criticità e suggerito anche alcune soluzioni al ministro Spadafora, speriamo che nella legge delega siano individuate figure di lavoratore sportivo che interpretino meglio le esigenze dei nostri tempi rispetto alla legge 91 dell’81, quella sul professionismo“. Gravina si dice “convinto che tra il dilettantismo puro e il professionismo ci sia spazio per una camera di compensazione che prepari al meglio le società prima di fare il salto di categoria. Il primo livello del professionismo deve essere funzionale alla crescita del livello delle Leghe superiori e trasformarsi in una palestra di vita. L’obiettivo è impedire che i calciatori che smettono di giocare diventino dei disadattati sociali“. Infine sul ‘no’ al blocco retrocessioni: “La nostra tradizione sportiva è contraria a qualsiasi formula di circolo chiuso. La passione che alimenta il calcio è determinata dalla filiera che unisce tutti i campionati. Non possiamo difendere questo principio in Europa e poi fare diversamente nel nostro Paese. Non è un argomento all’ordine del giorno“.
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