Sul futuro c’è un punto interrogativo grosso quanto una casa. Come ripartirà la nostra vita sociale? Come ripartirà l’economia? E come il calcio affronterà tutte queste novità? A parlare è il presidente del Cagliari Tommaso Giulini che si dice piuttosto preoccupato per il mondo del calcio e per l’impatto che la crisi economica potrebbe avere nei mesi successivi alla ripartenza. “Quando ci saranno le condizioni sanitarie per riprendere lo faremo. Oggi non ci sono – sottolinea Giulini alla Gazzetta dello Sport –. Piuttosto dovremo ragionare del futuro del calcio, che sinceramente mi preoccupa molto di più. Il mondo avrà per un certo periodo un’economia post bellica in cui cambieranno tutte le dinamiche, anche nel calcio: parlo di sponsor per i quali mi auguro ci saranno da parte del governo forti agevolazioni fiscali, altrimenti li perderemo“.
E ancora: “Cambierà il modo di vivere il pallone. Prima a porte chiuse e poi, quando si riapriranno, con abbonamenti a prezzi da rivedere. C’è la partita dei diritti tv da affrontare. I ricavi saranno inferiori e di questo bisognerà iniziare a parlare per trovare soluzioni non solo a livello italiano ma anche europeo“. Poi la proposta: “Servirebbe un salary cap per le principali leghe europee per evitare che la forbice tra grandi e piccoli club aumenti ancora e difenderci dalla tentazione astrusa di chi propone super leghe e superchampions, che in questo momento decreterebbero la fine delle competizioni nazionali, che invece andranno sostenute dopo il virus“.
E sulle possibili date per la ripresa del campionato: “Non faccio previsioni, sarebbe bene evitare proclami e immaginare date. Si è parlato troppo in un momento in cui sarebbe stato più rispettoso e responsabile tacere e attendere vista la situazione e i morti“. “Personalmente credo che se non si riesce a ripartire entro metà giugno e terminare entro fine luglio abbia poco senso riprendere – ha aggiunto Giulini –. Ci sono abitudini del calcio italiano che non vanno cambiate drasticamente e non si può neanche stare mesi e mesi nell’attesa di ricominciare. Va messo un limite e avere il coraggio di fare un triplice fischio finale. Inoltre dobbiamo assolutamente capire cosa vogliono i tifosi, senza di loro il calcio non esiste e non credo che la gente vorrebbe un campionato come quello sudamericano“. Giulini parla anche del rapporto tra il mondo del calcio e il Ministro dello Sport Spadafora: “Certe sue esternazioni non mi hanno fatto piacere e personalmente non mi ci ritrovo per niente. Il calcio è la terza industria del Paese e noi presidenti meritiamo rispetto. Poi il ministro può avere le sue idee su l’uno o l’altro, ma il sistema calcio di A traina lo sport italiano. Spadafora avrà un ruolo determinante insieme al governo per dettare le regole non solo per questa stagione evitando eventuali code legali ma per la prossima. Andrà rivista anche la formula dei campionati. Insomma non perdiamoci in polemiche ma studiamo insieme il futuro“.
Infine sul centenario del Cagliari e sui 50 anni dallo Scudetto rossoblù: “Festeggerò questa data così simbolica per tutta la Sardegna in famiglia e come tutti i tifosi appenderò qualcosa di rossoblu alle finestre. Aprirò una bottiglia del miglior vino per brindare a quel gruppo straordinario di uomini e di amici che realizzò una delle più grandi imprese dello sport italiano. Avremo però modo di festeggiare più avanti. Il virus non ci terrà in casa per sempre. Vale per la vita che tornerà alla normalità, per il cinquantenario dello scudetto come per il centenario della nascita del Cagliari“.