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Dopo i primi lampi di creatività messi in mostra durante Inter–Cagliari in Coppa Italia, Christian Eriksen ha giocato la sua prima partita da titolare con la maglia dell’Inter, affacciandosi per la prima volta al campionato italiano, nella sfida in trasferta contro l’Udinese, in un campo non semplicissimo come il Friuli.
L’Udinese di Gotti, reduce da due sconfitte consecutive, ha cercato di raccogliere qualche punto fortunato contro l’Inter di Conte e ha di conseguenza schierato il 3-5-2, con Musso tra i pali, Becao, De Maio e Nuytinck in difesa, Styger-Larsen, De Paul, Mandragora, Fofana e Sema a centrocampo, e, infine, la coppia Okaka – Lasagna per cercare di insidiare la difesa nerazzurra.
Conte, invece, reduce dal successo in Coppa Italia contro la Fiorentina, ha dovuto cercare di prendere le contromisure in seguito ad assenze pesanti, ovvero quelle di Handanovic e Brozovic – infortunato il primo, in panchina il secondo a causa delle dubbie condizioni fisiche – e di Lautaro – squalificato in seguito all’espulsione rimediata ad Inter vs Cagliari, ma non ha rinunciato al suo tipico 3-5-2, schierando Padelli tra i pali, Skriniar, De Vrij e Bastoni in difesa, Young, Eriksen, Barella, Vecino e Moses a centrocampo, Esposito e Lukaku in coppia d’attacco.
L’Inter ha tentato sin da subito di imporre il suo gioco, con Barella che ha mostrato segnali ancora più evidenti di un giocatore che tenta di responsabilizzarsi, agendo di fatto da regista, in un periodo di forma ritrovato, alla ricerca di una maggior completezza tattica che Conte sta cercando di inculcargli. L’Inter ha provato manovrare al meglio delle sue possibilità con i nuovi innesti Eriksen, Moses e Young, ma fatica anche e soprattutto a causa degli innumerevoli errori negli ultimi metri, come è stato testimoniato da un cross forzato di Moses e dai soli due tiri in porta. Inoltre, ha rischiato di prestare eccessivamente il fianco all’Udinese, con ripartenze velenose di Fofana e di uno scatenato De Paul, che ha cercato di rifarsi degli interessi dopo l’espulsione folle rimediata all’andata in seguito allo schiaffo ai danni di Candreva.
L’Inter si è lanciata all’arrembaggio nell’area avversaria, ma Esposito, al minuto 46, ha divorato un’occasione ghiotta in seguito ad una grave disattenzione della retroguardia friulana. Per Eriksen non è stata una giornata molto produttiva, a causa di una condizione fisica ancora da ritrovare e della mancanza di affinità con i nuovi meccanismi di gioco nei quali si ritrova catapultato. Di conseguenza, Conte ha deciso di giocarsi al minuto 58 due cambi, Brozovic per Eriksen e Sanchez per Esposito, riportando Barella a giocare da mezz’ala e facendo tornare Brozovic in cabina di regia. A soldoni, la classica Inter di Conte prima dell’arrivo della sua Super Star danese. L’Udinese però non ha demorso e spesso ha tentato degli affondi con Sema, dai quali sono nati la maggior parte delle occasioni dei friulani, guidati da una prestazione davvero significativa di De Paul che nella prima metà del secondo tempo ha confermato il suo periodo di forma. Il cambio dell’Inter ha portato agli effetti sperati, con una maggior velocità della manovra offensiva e con il baricentro alzato, oltre che un miglioramento considerevole della qualità del palleggio. Ed è al minuto 63 che l’Inter ha sbloccato la partita: Brozovic con un filtrante improvviso ha servito Barella che, seppur pressato, ha servito Lukaku che di sinistro non ha perdonato Nuytinck e Musso. Un gol importantissimo dell’Inter in una trasferta per nulla facile, il quindicesimo in 22 partite di campionato per il belga, l’undicesimo in trasferta – considerando anche Milan vs Inter in trasferta – a conferma di un periodo di forma a dir poco unico. Un periodo di forma che lo ha fatto arrivare vicino al gol al minuto 67, quando in seguito ad una doppia occasione ghiotta l’Inter ha sfiorato il raddoppio, prima con il belga e pochissimo dopo con Vecino in spaccata.
Al minuto 69, in seguito ad un rimpallo fortunoso, Sanchez si è immolato verso la porta avversaria, venendo travolto da Musso e conquistandosi un rigore che conferma il modo in cui il suo ingresso in campo ha spaccato in due la partita. Dal dischetto va Lukaku, che ha timbrato la sua doppietta e, di conseguenza, il suo sedicesimo gol in campionato, agganciando lo score in Premier League della prima stagione della sua travagliata avventura al Manchester United, che però erano stati segnati con 34 partite a disposizione.
Al minuto 72, con ormai più nulla da perdere, Gotti ha sostituito un ottimo Sema con Zeegelar, nel tentativo di dare nuova linfa vitale ad un Udinese colpita duramente da una caparbia Inter nel secondo tempo. Al minuto 76, De Paul, in un assalto solitario, ha tentato una conclusione improvvisa che però si è spenta sul fondo, come si sono spente le . Al minuto 81, una leggerezza di Skriniar ha permesso a Lasagna di andare in porta, ma la sua conclusione è stata strozzata troppo per poter riaprire la partita. Subito dopo questa occasione, l’Inter ha operato il terzo e ultimo cambio, consentendo a D’Ambrosio – fin’ora flagellato dagli infortuni – la passerella nei minuti finali al posto di un Moses non brillantissimo. Lasagna ha poi sfiorato successivamente il gol nei minuti finali, in seguito ad un sinistro volante a fil di palo.
La partita è finita e l’Inter ha quindi agguantato il suo ritorno al successo dopo tre pareggi consecutivi in campionato, un successo meritato, conseguito grazie ai cambi, Brozovic e Sanchez, che hanno alzato considerevolmente il baricentro e migliorato la qualità del palleggio, ritrovando il suo fidato regista dopo i problemi fisici oltre che il suo Jolly cileno che si è confermato una carta importante che Conte può sfruttare a partita in corsa e che, probabilmente, in seguito all’assenza di Lautaro, può diventare un punto fermo per mantenere il passo della Juventus.
È rimandata la nuova Inter di Eriksen, a causa di una condizione fisica da ritrovare, oltre che la mancanza attuale di sintonia con i nuovi compagni di reparto, una situazione assolutamente ordinaria in quanto arrivato da poco, in una prova complessivamente modesta che però ho lasciato qualche spunto di nuova creatività offensiva ad una nuova Inter, che col tempo si ipotizza che Conte proverà a mostrare.
Ormai i suoi anni al Tottenham, che l’hanno consacrato come uno dei migliori assist man degli ultimi dieci anni, rappresentano un lontano ricordo al fronte dell’inizio della sua nuova avventura a tinte nerazzurre. Sarà il futuro a dire quanto il suo impatto sarà stato significativo nel cammino dell’Inter.
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