Per Del Piero la maglia bianconera “pesa parecchio. Quando giochi in una squadra di seconda fascia, contano le partite che giochi bene e i gol che fai. Quando giochi nella Juve contano quelle che giochi male e dove non segni. Ci sono critiche e responsabilità, le aspettative sono sempre alte“. “Cosa significa la Juve per me? E’ stata la squadra per cui ho tifato da bambino, ci ho giocato quasi tutta la carriera, ho vinto tutto quello che c’era da vincere, anche la serie B, e poi quello scudetto prima di andare via: è un amore che non finisce mai, la mia storia con la Juve è unica” ha raccontato il campione del mondo 2006. Del Piero ha poi parlato di Paulo Dybala, che sembra avere tutto per raccoglierne l’eredità anche di capitano bianconero: “In alcune occasioni ha già indossato la fascia e se è avvenuto è perché l’ambiente Juventus reputa che sia all’altezza. Per come lo conosco, la sua maturità è cresciuta tantissimo: la gestione di quello che è successo la scorsa estate, la reazione e la determinazione avute in campo sono emblematiche di quanto sia cresciuto in personalità. Oggi è un giocatore completo anche sotto questo aspetto“.
“Se la Juve può vincere la Champions? Ha tutto per riuscirci, poi ci sono 7-8 squadre al suo livello, in maniera diversa, diventa una questione di piccoli dettagli“. Del Piero ha poi ricordato anche il magnifico Mondiale di Berlino 2006: “Arrivare a vincere non e’ facile. Se in otto hanno le stesse qualità per poterlo fare, non è facile primeggiare. In un Mondiale deve essere tutto perfetto in un mese e devi avere anche un pizzico di fortuna. E’ stato il giusto premio a una generazione di ragazzi straordinaria“. Uno dei compagni di squadra in quella Nazionale è stato Francesco Totti, amico e rivale: “Sulla ruggine fra di noi di cui si parlava ci abbiamo sempre riso sopra. Con lui non c’era tanto bisogno di parlare in campo, e’ stato un campione e l’intesa e’ facile quando giochi con calciatori del suo livello. Cosa gli chiederei oggi? Come vedeva la figura mia e della Juve, come l’ha vissuta nella sua carriera“. L’ex numero 10 bianconero, nel finale di carriera ha giocato anche in Australia e India ma ha sempre seguito la Premier League: “Dove avrei potuto giocare? Londra è molto interessante e questo avrebbe pesato. Ma ho vissuto l’epoca del Manchester United, in quegli anni era la squadra di riferimento del calcio inglese, e anche l’Arsenal ha sempre avuto un grande fascino” ha concluso.