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Il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera tracciando un bilancio del 2023 e ponendo le linee guida per quelle che dovrebbero essere le principali tematiche da affrontare nel 2024. Un anno non banale anche dal punto di vista politico, dato il previsto rinnovo delle cariche federali. “Dal punto di vista sportivo il 2023 è stato un anno di crescita, penso ai risultati nelle Coppe europee e alla qualificazione dell’Italia a Euro 2024 ma anche allo Scudetto del Napoli che ha spezzato oltre vent’anni di alternanza tra Torino e Milano – spiega Casini – Certo che da un punto di vista legislativo la Serie A ha subito alcuni impatti negativi. L’abolizione del Decreto Crescita nel breve termina creerà sicuramente danni al sistema, togliendo risorse ai vivai e riducendo la competitività delle squadre sul mercato. Temo sia una misura populista del Governo, spero si possano verificare modifiche al testo in Parlamento.”
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Guardando invece al 2024, Casini ha le idee chiare: “Deve essere l’anno in cui tutte le parti in causa, Governo in primis, trovano un accordo sulla questione stadi. E’ assurdo che nel 2024 l’Italia sia così indietro sugli impianti sportivi, se pensiamo che i primi anfiteatri sono stati costruiti proprio nell’Antica Roma. Dobbiamo innovare anche il calcio, sperimentare cose nuove. In questo senso mi è piaciuto molto lo spunto di Buffon sulla misura delle porte.” Molto spigoloso anche il tema legato alla Supercoppa, che si giocherà in Arabia Saudita. Un paese non certo all’avanguardia sul tema dei diritti umani e civili: “Lo sport è uno strumento di dialogo culturale, nel 1988 gli Hawkins giocarono in URSS – afferma il presidente di Lega – Gli scopi non sono solo commerciali, che comunque sono presenti visti i rapporti tra Italia e Arabia in vista dell’Expo 2030 e dei Mondiali 2034. E’ un paese che sta avviando un percorso di riforme.”
Una battuta infine sulla questione Superlega, con Casini che minimizza la sentenza della Corte Europea: “Credo possa essere un’occasione per migliorare Uefa e Fifa come istituzioni, la sentenza non ha censurato il monopolio in sè ma ha parlato di rischio di abuso di potere. Noi difendiamo sempre la centralità dei campionati nazionali.”
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