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Aldilà del rinvio di Lazio-Hellas Verona, la 17esima giornata di Serie A è stata l’ultima del 2019 e del decennio. È stato un turno lunghissimo, iniziato mercoledì e finito domenica a causa delle esigenze legate alla Supercoppa. E pur non trattandosi di campionato, è proprio dalla Supercoppa che dobbiamo partire nel nostro ultimo bilancio settimanale, l’ultimo prima delle feste, per trovare delle risposte che vadano oltre un semplice sguardo alla classifica.
Nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno, a Riyad abbiamo avuto un’altra conferma del fatto che la Lazio è diventata una squadra sufficientemente matura da potersi permettere di essere una rivale in ottica titolo. Esattamente com’era successo due settimane fa in campionato, i biancocelesti hanno vinto con merito, sfruttando al meglio i momenti della partita a loro favorevoli. La Lazio è stata la miglior squadra d’Italia negli ultimi due mesi del 2019 e dovrà trovare nella regolarità fino a fine stagione quell’ultimo tassello che le è sempre mancato per ottenere traguardi importanti.
Paradossalmente chiude invece male il decennio la squadra che quello stesso decennio l’ha dominato in lungo e in largo. La Juventus ha perso nel modo forse più lontano possibile rispetto alla sua filosofia “storica”: ha perso cioè in una gara tremendamente analoga a quella dell’Olimpico di due settimane fa. È il segnale che qualcosa sta cambiando e, finora, ciò che è cambiato da Allegri a Sarri non è cambiato in meglio. Il tecnico ex Chelsea ha avuto il merito di valorizzare già tanti singoli, ma non sembra ancora riuscire a rendere la sua Juve una squadra vera e propria. Dall’altra parte ci sono tante attenuanti a giustificare queste sensazioni deludenti in campo: una su tutte è il fatto che i grandi progetti calcistici contemporanei – vedi Klopp a Liverpool o Guardiola a Manchester – sono partiti con delle difficoltà. Nel calcio accade molto spesso che per fare due passi avanti bisogni prima farne uno dietro: e se c’è una squadra nel mondo che ha tutti gli strumenti per sprintare nella seconda parte di stagione, quella è la Juventus.
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Stiamo parlando da un po’ e in realtà del turno di Serie A vero e proprio non abbiamo ancora detto niente. Questo in realtà perché non ci sono state grosse sorprese nella sostanza delle gare dell’ultima giornata dell’anno: l’Inter ha dato la reazione attesa contro il Genoa, la Roma ha dimostrato di essere ben superiore alla Fiorentina, l’Atalanta si è mangiata il Milan. E guai a dire che si tratta di una sorpresa: certo è difficile attendersi una sconfitta per 5-0 di una delle squadre più vincenti della storia del calcio, ma nel presente il progetto tecnico di Gasperini e co. è anni luce avanti a quello dei rossoneri. Questa enorme differenza si riflette anche sulla differenza di valori in campo tra una squadra, nerazzurra, che ha delle certezze inossidabili e un’altra, rossonera, che va facilmente in crisi. Quando qualche mese fa il Milan usciva vincitore da Bergamo, era perché aveva trovato delle certezze: la qualità di Paquetá. Il senso del gol di Piątek, un assetto difensivo semplice ma solido. Oggi tutto questo è sparito, e nel tentativo di costruire una squadra sul solco delle sue idee Pioli sta avendo delle difficoltà tutto sommato comprensibili. E forse la cosa più triste è proprio che quello che sta succedendo al Milan è perfettamente comprensibile e giustificabile.
Chissà che oggi qualche tifoso rossonero non rimpianga il suo vecchio allenatore. Gattuso ha ottenuto, non senza difficoltà, la sua prima vittoria da allenatore del Napoli. Lo ha fatto nel recupero, allo stesso modo in cui aveva perso con il Parma. Ma forse la gara con il Sassuolo ha evidenziato ancora di più i problemi di questa squadra, che a gennaio andrà un po’ sistemata per andare incontro alle esigenze di un allenatore che non può trovare né in questo Fabián né in Allan ciò che gli serve davanti alla difesa. Certo però gli azzurri stanno iniziando pian piano a ritrovarsi ed è un gran bene, dopo un anno di alti e bassi: d’altronde, come andiamo scrivendo su queste colonne da settimane, la classifica non fa onore al valore della rosa del Napoli.
In cima alla classifica degli esoneri in questa stagione intanto c’è il Genoa, già a quota due dopo aver fatto fuori Andreazzoli e Thiago Motta. Il Grifone però è ultimo nella classifica che conta davvero e sul campo ha fatto vedere davvero poco in questo prima metà di campionato. Sembra che diverse squadre saranno impegnate nella lotta salvezza, e la vera sorpresa in quel gruppo di fondo è la presenza della Fiorentina. L’esonero di Montella è diventato quasi dovuto col passare delle settimane per una squadra che ha raccolto pochissimo pur avendo seminato tanto, ma che non ha mai superato in realtà l’infortunio di Ribéry. Ora si fa il nome di Iachini, forse più adatto ad una squadra che ha bisogno di certezze, in mezzo a tanta gioventù. Conosceremo l’epilogo di questa storia nell’anno nuovo: intanto, buone feste.
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