In un decennio è cambiato davvero ben poco: Balotelli segnava a gennaio 2010 il primo gol della Serie A nel nuovo anno tondo (contro il Chievo, vestiva la maglia dell’Inter), ancora SuperMario porta in vantaggio il Brescia al Rigamonti contro la Lazio nella prima sfida del 2020. Ma soprattutto, l’attaccante classe 1990 è ancora una volta al centro dell’ennesimo episodio di razzismo negli stadi italiani. Anno nuovo, razzismo vecchio, verrebbe da dire. Il centravanti delle Rondinelle nel mirino dei tifosi ospiti della Lazio, anche se per fortuna i fischi e gli insulti legati al colore della pelle di Balotelli sono stati coperti dagli applausi dei supporter di casa, uniti nell’urlo “Mario! Mario!”.
SuperMario non ha retto e ha deciso – e non è la prima volta che si rende protagonista di un gesto semplice quanto forte – di fermare la partita. O meglio, di chiedere l’aiuto dell’arbitro Manganiello per far sì che si mettesse fine, almeno sul campo di Brescia, a quella che è di fatto la piaga dello scorso decennio per quanto riguarda gli stadi. Se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo affermare con nettezza che quest’anno inizia nel peggiore dei modi sotto questo aspetto: la sensazione è che servano un salto in avanti di mentalità e pene più severe piuttosto che campagne di sensibilizzazione utili solo nelle intenzioni e poi decisamente borderline nella realizzazione. Per evitare un nuovo caso Balotelli la strada sembra ancora lunga, nella speranza che l’anno nuovo possa portare una ventata all’insegna di rispetto e civiltà in un mondo del calcio in cui queste componenti sembrano sempre più mancare.