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Non si può assolutamente dire che la Juventus si trovi in un brutto momento, eppure persino in un’armata come quella bianconera è possibile trovare delle note stonate. A questo punto il pensiero della maggioranza dei tifosi juventini sarà già rivolto verso Alex Sandro, certamente non al top nelle ultime uscite. In particolare, nonostante si tratti del secondo giocatore più utilizzato da Allegri in stagione – 35 presenze, dietro solo a Cristiano Ronaldo – il brasiliano è tornato ad essere bersagliato dalle critiche in un periodo in cui effettivamente la sua brillantezza è calata, dopo una prima metà di stagione positiva. Un’analisi un po’ più profonda dei limiti della Juve e delle scelte del suo allenatore ci può aiutare a spiegare i problemi di Sandro, in un certo senso riducendo la portata della sua involuzione – o quantomeno, dandone una spiegazione parziale.
Come al solito, le dichiarazioni del sempre schietto Allegri ci vengono incontro nel parlare della sua squadra. Dopo il 3-3 col Parma di qualche settimana fa, Max da Livorno ha ricordato che per lui – fra le altre cose – “Ci vuole un terzino che spinge di più e uno che spinge di meno”. Una maniera come un’altra per ricordare che è tutta una questione di equilibri, equilibri che nella Juve versione 2018-2019 sono cambiati via via lungo la stagione. Inizialmente, sembrava che la strada imboccata dai bianconeri fosse quella di un 4-3-3 in cui le mezzali partecipavano attivamente alla fase di costruzione, abbassandosi, mentre i terzini avevano licenza di spinta e combinazione con gli attaccanti. Così Sandro ha potuto affinare la propria intesa con Ronaldo, così come Cancelo dall’altro lato con Dybala (o chi per lui).
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Pian piano però i ragazzi di Allegri hanno iniziato ad utilizzare sempre meno questo tipo di strategia, prediligendo linee di gioco più dirette. In particolare, l’infortunio di Cancelo – con conseguente impiego di De Sciglio – ha obbligato la Juve ad uno scaglionamento degli uomini più classico, con i terzini che hanno abbassato un po’ il loro baricentro, prediligendo una risalita del campo più lenta nel palleggio. Trovandosi dal lato di una mezzala come Matuidi, non certo particolarmente associativa, Alex Sandro si è trovato ad avere licenze di spinta ma a non essere nelle migliori condizioni per sfruttarle; in questo senso, anche l’assenza di riferimenti nel 4-3-1-2 atipico della Vecchia Signora non ha aiutato. Così, il terzino brasiliano è tornato ad optare per linee di passaggio più sicure, è tornato ad essere un giocatore in un certo senso noioso – o almeno, non quello che gran parte del popolo juventino gli chiede di essere.
Dopo il rientro di Cancelo, l’ex Porto ha aggiunto a tutto questo dei compiti difensivi in più – perché il portoghese spinge, e non poco – e questo non ha fatto altro che spompare ulteriormente una vena creativa che già era assopita. In questo senso bisogna sottolineare che la sua fase di non possesso è quasi sempre impeccabile, ma la sensazione è che il potenziale del 28enne sia ben più alto di così. Le considerazioni che abbiamo fatto ci fanno capire comunque che non tutta la negatività che circonda Alex Sandro di recente è strettamente legata alle sue prestazioni; anzi, sembra più che ci siano limiti strutturali che hanno reso il brasiliano meno appariscente tanto nella scorsa stagione tanto in quella corrente. Non è un caso che le prestazioni più devastanti di questo ragazzo siano arrivate quando Allegri ha optato per una difesa a tre e lui ha potuto agire da quinto a sinistra; e forse, se non fosse stato squalificato nella gara di ritorno contro l’Atlético Madrid, di lui si parlerebbe un po’ diversamente.
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