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Quello della settima giornata di Serie A avrebbe dovuto essere il weekend di Inter-Juve. Ma prima di parlare di una partita su cui si potrebbe tranquillamente scrivere un libro, bisogna dire che quello della settima giornata di Serie A è stato il weekend, su tutto, del presidente Squinzi e della sua perdita, quella di un uomo che ha dato tanto al movimento calcistico italiano attraverso la sua esperienza al Sassuolo. Una piccola nota amara, ma doverosa, per ricordarci come sempre che il calcio è “la più importante fra le cose meno importanti”, nelle parole di Sacchi.
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Ma siamo qui per parlare di calcio e inevitabilmente bisogna tornare a Inter-Juve, un match che avevamo già previsto ci avrebbe dato delle risposte. E le risposte sono state nette: perché la partita si è giocata su un filo, ma è stato il filo della supremazia della Juventus, addirittura in casa della sua principale contendente per lo Scudetto. L’Inter è venuta fuori a tratti ed ha segnato solo grazie ad un rigore solare, ma ottenuto in modo abbastanza casuale; più in generale, Conte ha trasmesso la sensazione di aver preparato la gara per speculare sulle crepe del muro bianconero, più che per fare la propria partita. Il problema è che Sarri il suo muro lo sta costruendo piano, ma senza accettare compromessi sul fatto che sia solido. Vale a dire: aldilà del percorso di crescita che resta ancora da percorrere, la Vecchia Signora sta riuscendo nella straordinaria impresa di ribaltare totalmente il proprio stile di gioco senza lasciare a terra molti punti, come succede spesso in questi casi. Questo certamente grazie soprattutto alle individualità straordinarie a disposizione in termini di esperienza (vedi Khedira e Matuidi), valore individuale (vedi Bonucci e Pjanić) e anche duttilità (vedi Cuadrado). Tutti elementi che permettono di oscurare magari il momento non eccezionale di CR7, così come le insicurezze di de Ligt o i tanti infortuni. E attenzione, perché questi che oggi sono problemi fanno parte di quella sezione “margini di miglioramento” ancora tutta da scoprire, e che porterà la Juventus – c’è da crederlo – ad essere ancora una volta una seria candidata per la vittoria della Champions League. Ma sarà un discorso che riprenderemo più avanti.
A sorridere nella domenica di Serie A è stata l’altra squadra nerazzurra del campionato, l’Atalanta, che con il 3-1 al Lecce si è portata a sole tre lunghezze dalla vetta. La Dea sta attraversando un momento paradossale, che la vede praticamente già fuori dalla Champions League – salvo miracoli nella doppia sfida col Manchester City – ma al contempo protagonista di un avvio di stagione fulminante in campionato. I bergamaschi continuano a concedere un po’ troppo, ma stanno trovando nella fase offensiva una continuità di rendimento e di brillantezza che forse non si era mai vista nella gestione Gasperini. Proprio quella brillantezza che sta mancando al Milan, venuto fuori con i tre punti dopo una sfida rocambolesca sul campo del Genoa: la vittoria però è stato tutt’altro che scaccia-crisi. Anzi pare che la dirigenza rossonera stia comunque valutando molto seriamente in queste ore l’esonero di Giampaolo, che anche a Marassi ha sbagliato la formazione ma ha avuto il merito di correggerla con le sostituzioni. Vedremo: un cambio di guida tecnica dopo una vittoria sarebbe singolare, ma probabilmente la scelta migliore per questo Milan.
Ci sono altre due big che accoglieranno la seconda sosta stagionale con un po’ di tensione addosso. Napoli e Roma si sono fermate di nuovo, rispettivamente contro Torino e Cagliari, in modi diversi ma per certi versi simili. Le squadre di Fonseca ed Ancelotti non sono riuscite ad infilarsi nei blocchi difensivi avversari, andando a sbattere su prestazioni non convincenti dei propri singoli. Per gli azzurri è l’apice di un momento né brillante né fortunato, che li ha portati parecchio lontani da Juve ed Inter. Ma piuttosto che il primo posto, in questo momento forse la priorità di Ancelotti è ritrovare le proprie certezze nel gioco e la sosta, in questo senso, aiuterà. La Roma di Fonseca è stata invece un po’ immatura, si è innervosita per un arbitraggio sì discutibile ma che non può essere un alibi, contro il Cagliari così come contro la Juve o il Lecce. Una grande squadra sa andare oltre queste difficoltà ed un cantiere aperto come quello giallorosso, forse, ancora no.
Giusto qualche nota a margine: le sorprese nella prima metà di classifica, dopo sette giornate, sono Cagliari ed Hellas Verona: e se in tanti aspettavano i rossoblù alla partenza e li hanno visti brillare, i veneti erano in lizza tra le squadre destinate a combattere fino all’ultimo punto in ottica salvezza. Jurić non ha a disposizione una squadra con grandi contenuti tecnici, ma molto ben organizzata e che ha ben figurato contro tutti gli avversari incontrati finora. Chissà che i veronesi non si confermino alla distanza come una delle novità della stagione. Certo fino a questo momento la Serie A ha dato tanto spazio alle sorprese…
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