JUVENTUS
Non è normale prendere goal dopo 2 minuti, tantomeno se sei la Juve, e se hai Gianluigi Buffon a difendere la tua porta. Fa ciò che può sul destro di Rigoni, ringrazia Alex Sandro sulla ribattuta di Ocampos, può solo inveire dopo che il Cholito la mette in porta per l’1-0. Al 14esimo, è costretto a raccogliere il secondo pallone nella sua rete, ma ancora una volta può far poco sulla frustata di testa di Giovanni Simeone. Al 29esimo, evento più unico che raro: terzo goal subito dalla Juve, terzo goal preso da Buffon. Ah, si sta parlando del primo tempo. Come si diceva una volta “Clamoroso al Cibali”.
Il suo essere un fenomeno con i piedi, stavolta gli gioca un brutto scherzo. Tenta un avventato disimpegno di tacco da ultimo uomo, che fa involare Rigoni verso la porta di Buffon, e porta al primo goal di Giovanni Simeone. Non al top fisicamente, costretto a dare forfait sul 3-0 per il Genoa, per un infortunio muscolare. (31’ Rugani 6 Entra quando si è conclusa la sfuriata genoana, e di conseguenza non viene impensierito più di tanto.)
Non ha particolari demeriti nelle azioni dei goal genoani, ma non ci mette quella “famosa pezza” che servirebbe, quando i compagni giocano ad un livello inferiore da quello che gli compete.
disastrosa prestazione del terzino svizzero ex-Lazio, il quale, complice anche lo scarso aiuto di Dani Alves in fase di copertura, viene spazzato via ripetutamente dalle folate offensive del Genoa sull’out di sinistra, con Ocampos e Rigoni che hanno fatto il bello e il cattivo tempo. (52’ Higuain 5 Ha giocato?)
Ha il merito di tirar fuori dalla porta di Buffon il destro a botta sicura di Ocampos. In affanno, quando è costretto a difendere su un indemoniato Lazovic, che lo salta secco quando e quanto vuole. Completa il suo disastroso primo tempo, con l’autogoal su tiro di Rigoni, che porta la Juve sotto di tre lunghezze. In sofferenza estrema per tutti e 90 i minuti.
Se non ci fossero le immagini, ci sarebbero seri dubbi sulla partecipazione del bosniaco a Genoa-Juventus.Poi, improvvisamente, decide di riaprire la partita su punizione, che per lui, è quasi meglio di un rigore.
Ormai stratitolare della Juventus. Sembra più per i molteplici infortuni e il mancato acquisto di Witsel, che non per le qualità del brasiliano, di certo non al livello di chi vince cinque scudetti di fila. Troppo lento e flemmatico per giocare a questi ritmi, ogni pallone che tocca, gli viene strappato via.
Dopo una prima frazione di gioco assolutamente anonima, spedisce fuori con il destro un’occasione facile facile per il primo goal della Juve, a 6 minuti dall’inizio del secondo tempo. Poi torna dell’anonimato più totale, fino alla sostituzione. (71’ Sturaro 6 Ha il merito di dare grinta e sostanza alla mediana juventina.)
Il curriculum calcistico conta, come in tutti gli ambiti. Ma quando ti trovi contro avversari che giocano con il coltello tra i denti, non basta sventolare le quattro Champions League vinte in maglia blaugrana, se non corri. Ridicolizzato da Laxalt e Ocampos. Si infortuna al 74esimo, ma Allegri ha finito i cambi, e quindi lascia la propria squadra in 10.
Stenta a trovare l’intesa con Cuadrado, che a detta del croato sbaglia tutti i movimenti che tenta di fare. Avrebbe il merito di prendersi il rigore per il 3-1, ma l’arbitro non vede il fallo di Ocampos. Ha il merito di lottare e sputare sangue su ogni pallone, dal primo all’ultimo minuto.
Manduzkic gli fa notare, in modo molto calmo e pacato (sarcasmo), che nel primo tempo ha giocato da esterno e non da seconda punta, facendo mancare alla punta croata il supporto di cui ha bisogno. Il colombiano ascolta, annuisce, e continua a giocare nello stesso modo.
Nel primo tempo, sembra di rivedere il secondo tempo di Atalanta-Roma, con la squadra tecnicamente più forte distrutta e sovrastata sul piano fisico e mentale da quella sulla carta inferiore. Di certo non hanno aiutato i problemi fisici e gli impegni europei. Meglio nel secondo tempo, di marca juventina, ma perde, e già questa è una notizia. Non convince la scelta di Cuadrado seconda punta, che gioca troppo lontano da Mandzukic.
Se avesse potuto scrivere il copione del primo tempo, l’avrebbe scritto proprio come si è svolto: con la sua squadra avanti 3-0 e con il portiere italiano che non deve compiere neppure un intervento. Non viene mai chiamato in causa neppure nel secondo tempo, fino a quando Pjanic non decide di togliere le regnatele dall’incrocio dei pali.
Partita mostruosa del centrale italiano, che non si limita a difendere ai limiti della perfezione, ma spinge i contropiedi genoani quando i centrocampisti sono a corto di fiato. Ormai giocatore di livello assoluto.
Una sicurezza. Personalità, mentalità vincente, forza fisica straripante. Non la fa mai vedere a Mandzukic. Il bandito
Insieme a Izzo e Burdisso, issa il muro genoano, muro di cemento armato. A volte esagera nel voler uscire palla al piede, fidandosi troppo delle proprie qualità.
Indemoniato nel primo quarto d’ora, in cui i rossoblu fanno precipitare la Juve negli inferi. Alex Sandro gli prende a mala pena la targa, potendo solo ammirare il tir Lazovic che mette la freccia, e lo sorpassa in corsia d’emergenza. Emblematica l’azione in cui si fa 60 metri di corsa per raccogliere il suggerimento di Ocampos sull’out di destra, si accentra e mette un cross vellutato con il mancino. Continua a martellare sulla fascia, fino a quando è in campo, dando anche un mano in fase di contenimento, (67’ Edenilson 6.5 corsa e tanta quantità)
Comanda perfettamente lo schieramento genoano, cucendo gioco e spegnendo al divampare, le sortite offensive bianconere. Generale
Il meno visibile dell’11 di Juric, ma non per questo meno importante. Non ha i piedi di Ocampos, né la personalità di Rincon, o la corsa di Rigoni, ma gioca semplice, sbagliando poco, e coprendo ciò che va coperto. Scudiero
Alves e Lichtsteiner si sogneranno le freccine uruguaie di Laxalt per tanto tempo, dopo non aver visto né lui, né la palla, per tutto il primo tempo. Corre a tutta fascia da quando mette gli scarpini sul terreno di gioco.
Primo tempo da falso esterno. Fluttua sulla trequarti avversaria, giocando da esterno o da seconda punta, in funzione di dove sia più utile all’undici di Juric. Propizia l’1-0 con la volata ed il destro, ribattuto da Buffon. Poi rischia anche di iscriversi nel tabellino dei marcatori, ma Alex Sandro decide di togliergli la gioia del goal, facendo autorete. Si mette a disposizione della squadra nel secondo tempo, giocando più nella propria trequarti, che non in quella avversaria. (87’ Gakpe SV)
Segnare a Buffon non è normale, segnarli al secondo minuto su ribattuta, è da predestinati. Fa venire giù Marassi. Cross di Lazovic, ci mette la testa ancora Simeone, bucando Buffon per la seconda volta. Esplosione del popolo rossoblu. Rischia la tripletta nel secondo tempo, ma Buffon gli dice no. Uragano Cholito.
Primo tempo di livello mostruoso, in cui entra in modo decisivo in ognuno dei tre goal dell’undici di Juric, dando quel pizzico di fantasia e qualità, che né Simeone, né Rigoni posso dare. Rischia di riaprire il match, con un fallo da rigore, stupido, commesso su Mandzukic, colpevolmente non fischiato dall’arbitro. Limita le sortite offensive nella ripresa, rinculando e aiutando il centrocampo. Viene sostituito solo quand’è stremato. (89’ Biraschi SV)
Primo tempo surreale della squadra di Juric, che ha gioco e maglie blaugrana. Far goal alla Juve è complicato da 5 anni a questa parte, fargliene 3 in un tempo, è storia. Tanta voglia e personalità nel secondo tempo, quando la sua squadra contiene la pressione juventina e si porta a casa i tre punti.