E’ una Lazio irresistibile, o poco ci manca. Per la sesta volta di fila è clean sheets di Provedel, un’altra partita a reti inviolate che a differenza di Udine torna a portare i tre punti ai biancocelesti, capaci di infliggere la prima sconfitta all’Atalanta, oggi lontana parente da quella quadrata e cinica vista fin qui. Non c’è stata partita, lo 0-2 del Gewiss Stadium è una vittoria netta e meritata per la squadra di Maurizio Sarri, che comincia a godersi il suo piccolo capolavoro. Gli è stata data come a Napoli la possibilità di restare per una seconda stagione (col Chelsea per sua scelta e con la Juventus per l’esonero non andò così), e il miglioramento è lampante.
Davanti si muovono bene, manca Immobile ma Felipe Anderson conosce lo spartito e non lo fa rimpiangere, anzi. Due azioni da playstation, poi la gestione impeccabile in fase difensiva. Che salto di qualità in pochi mesi, ma ovviamente bisogna ancora lavorare o quanto fatto sarà completamente fine a se stesso. Anche perché, la sensazione è che l’unica pecca siano i pochi ricambi in difesa e in attacco, mentre a centrocampo due terzi sono intoccabili e Vecino può essere alternato a Luis Alberto in base al tipo di partita, e oggi era la sua.
A far da contraltare c’è il ko della Dea, il primo stagionale, quasi una resa incondizionata per quanto visto. Troppo abulica questa squadra davanti, incapace di portare sulla trequarti tanti uomini e di farlo con insistenza. Dietro si balla, Okoli non mantiene oggi quanto di buono promesso fin qui. De Roon e Koopmeiners per una volta deludono, Muriel si sbatte ma combina poco, e il ritorno di Zapata, bella notizia, non apporta miglioramenti. L’annata è iniziata alla grande per quanto riguarda i risultati, ma forse il gioco è un po’ involuto: a Gasperini l’onere di trovare il giusto equilibrio. Senza drammi, visto che l’Atalanta è pur sempre in zona Champions.